Pressing di Bucci e Toti per i favori agli amici di Rixi
“Mi è stato chiesto di fare delle cose incompatibili con la mia coscienza. E anche con la legge. Comandati dalla Lega, che sta egemonizzando ogni settore, con strategie clientelari. Quelle contro cui in teoria dovremmo combattere. Ho sbagliato ad assumere questo ruolo”. Così Elisa Serafini, ex assessore alla Cultura del Comune diGenova – nella giunta guidata da Marco Bucci, la prima di centrodestra dal Dopoguerra – scrive al presidente di Regione Giovanni Toti, per spiegare le sue dimissioni, nel luglio 2018. Questi e altri messaggi sono finiti nell’inchiesta aperta dalla Procura di Genova. Il pm Francesco Cardona Albini ipotizza il reato di abuso d’ufficio, per ora contro ignoti, perle pressioni denunciate da Serafini in un dettagliato esposto–su consiglio di unf amos owhistleblower, Andrea Franzoso, che denunciò gli scandali di Ferrovie Nord – per il finanziamento di una mostra sulla storia dell’acciaieria Ilva. Iinchiesta che preoccupa i due poteri della città, saldamente nelle mani del centrodestra: il sindaco Bucci e il governatore Toti, in corsa per la rielezione.
IL PRESSING
per organizzare la mostra, scrive Serafini agli inquirenti, inizia col suo insediamento, nel 2017. Il progetto viene presentato da Paola Santini e Flavio di Muro, assistenti di Rixi, allora assessore regionale allo Sviluppo economico. La prima proposta è un libro fotografico da 50mila euro sull’Ilva. La maggior parte dei costi (15mila euro), sarebbero andati in consulenza alla curatrice dell’evento,ChiaraM astro lilli De Angelis, nel 2017 trai candidati non eletti con la lista civica “Vince Genova” a sostegno di Bucci. Serafini trova il libro insolitamente caro e rifiuta. Seguono altre due proposte: un progetto per lezioni in acciaieria alle scuole (costo, 4mila euro cadauna) e una mostra già realizzata in altre città da 30mila euro, soglia sotto la quale, sottolinea Serafini, si possono dare affidamenti diretti. Secondo lari costruzione della giovane, è il sindaco Buccia mettere le cose in chiaro, durante una riunione di giunta: “Ma ce l’hai un cervello?”. “Non avrò un cervello ma almeno ho una coscienza”, la risposta, “e io marchette alla Lega non ne faccio”. Pochi giorni dopo, il 20 luglio 2018, l’assessore 28enne rassegna le dimissioni. E riferisce ai magistrati di un ultimo drammatico colloquio: “Bucci mi spiegò che era consapevole che l’erogazione del fondo non fosse legittima, che era una porcata. Mi disse anche: ‘Capisco che ricevere un avviso di garanzia a 30 anni non è il massimo. Io ne ho 60 e ho meno da perdere. Se non facciamo questa cosa saltiamo tutti, Elisa’”.
Fra il 19 e il 20 luglio Serafini scrive due messaggi a Toti, per spiegargli la situazione. La risposta è “un flusso di messaggi”, tutti agli atti dell’inchiesta. “Era furioso – racconta Serafini – e mi scrisse che ‘per fare del bene bisogna saper coltivare anche il male’ e che ‘per fare le rivoluzioni bisogna fare compromessi’”. La mostra verrà approvata un mese dopo. Sulla delibera non c’è la firma del sindaco, in quel momento in vacanza.
“NON TI POTRAI
più ricandidare a niente, mi fu detto. Né alle Europee, né alle Regionali. Ma ho considerato le mie dimissioni – spiega Serafini – un modo per dire a persone del mio territorio che non siamo costretti ad accettare cose sbagliate. Anche se lo fanno tutti ed è normale, dare fondi a persone che non sono legittimate ad averli, è sbagliato”. Agli atti c’è anche una misteriosa telefonata arrivata il giorno delle dimissioni dal ministero dello Sviluppo economico, in pieno governo gialloverde: “Volevano sapere se mi fossi dimessa e chi rispondeva delle azioni civili e penali. La cosa mi spaventò molto. Del tipo ‘ Cara Elisa, sappiamo che hai dato le dimissioni, magari non hai il controllo degli uffici, ma sei ancora penalmente perseguibile. Forse è meglio se te ne vai’”.
“Non ho smesso di occuparmi di politica – racconta Elisa – Oggi penso che non siano importanti solo le ideologie, ma anche il metodo. Ci sono centinaia di migliaia di euro che ogni Comune eroga e che i cittadini non sono in grado di controllare. E l’Italia ha un disperato bisogno di trasparenza”. Ecco perché ha deciso di caricare tutto in un sito di leaks.
IL SINDACO “CAPISCO, UN AVVISO DI GARANZIA A 30 ANNI... MA QUI SALTIAMO TUTTI”