La cena di “Luca” e Pignatone sfuggita al trojan
Eadesso Matteo Salvini forse la smetterà di fare richieste a vanvera. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con una nota molto articolata, ha spiegato al leader della Lega perché il Csm, a pieno regime, non si può sciogliere, Costituzione alla mano, anche se magistrati intercettati con l’ex consigliere Luca Palamara hanno parlato male di lui. Fermo restando, però, la condanna della lottizzazione delle nomine emersa un anno fa e deflagrata in questi giorni con la pubblicazione di decine di intercettazioni ordinate dai pm di Perugia, che accusano Palamara di corruzione.
“Il presidente della Repubblica – si legge nella nota – ha già espresso a suo tempo, con fermezza, nella sede propria – il Csm – il grave sconcerto e la riprovazione per quanto emerso, non appena è apparsa in tutta la sua evidenza la degenerazione del sistema correntizio, l’inammissibile commistione fra politici e magistrati” e ricorda di aver sollecitato una riforma del Csm. Ora che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede l’ha annunciata, d’accordo l’intera maggioranza, il Quirinale si augura che venga approvata “in tempi brevi” e che “contribuisca a restituire all’ordine giudiziario il prestigio e la credibilità, salvaguardando l’indispensabile valore dell’indipendenza della magistratura”.
Veniamo ora alla lezione di diritto costituzionale per Salvini: il presidente della Repubblica “non può sciogliere il Csm in base a una propria valutazione discrezionale”, ma “soltanto in presenza di una oggettiva impossibilità di funzionamento”, in particolare, “il venir meno del numero legale”. Non è questo il caso, dopo il subentro di 5 togati al posto dei dimissionari presenti alla serata con Palamara e i parlamentari del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti per pilotare la nomina del procuratore di Roma. INOLTRE,
al centrodestra che sollecitava un intervento di Mattarella rispetto alle chat su Salvini, il Quirinale risponde picche: “Per quanto gravi e inaccettabili possano essere considerate, sull’intera vicenda sono in corso un procedimento penale e diversi procedimenti disciplinari e qualunque valutazione potrebbe essere strumentalmente interpretata come una pressione del Quirinale su chi è chiamato a giudicare”. Pertanto, se si sciogliesse ora il Consiglio, ci sarebbe “un rallentamento, dai tempi imprevedibili, dei procedimenti disciplinari, mettendo a rischio la tempestiva conclusione nei termini previsti dalla legge”.
Su queste vicende, Mattarella tornerà a parlare “nelle occasioni e nelle sedi a ciò destinate senza essere coinvolto in interpretazioni su singoli fattim oggetto del libero confronto politico e giornalistico”.
Di riforma del Csm, che deve garantire “il merito” e la fine della “d egen e ra zi on e” de ll e correnti, come auspica Mattarella, ha parlato Bonafede ieri sera ad Accordi & Disaccordi, sul Nove. Non a caso il ministro ha detto che “ancora una volta il presidente della Repubblica ci indica una strada, che è la strada migliore”.