Lombardia e altre tre in crisi, ma il 3 giugno si riapre (con riserva)
Dal 3 giugno ci si potrà spostare tra le Regioni, senza differenziazioni. E i confini verranno riaperti agli altri Paesi dell’Unione europea, senza obbligo di quarantena per chi arriverà in Italia. A patto che da qui a mercoledì i numeri confermino “il trend positivo” come l’ha definito il ministero della Salute. Perché in caso di peggioramento potrebbe slittare tutto almeno al 10 giugno. Nell’attesa, il vertice di maggioranza di ieri sera ha di fatto ratificato la linea del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: riaprire mercoledì, ovunque. Perché i dati del monitoraggio sono “incoraggianti” per dirla come il ministro della Salute Roberto Speranza, e perché le imprese hanno bisogno come ossigeno di confini aperti: anche per far ripartire il turismo, schiantato dal coronavirus.
COSÌ SI È DECISO
nella riunione con Conte, i capidelegazione di Pd e M5S Dario Franceschini e Alfonso Bonafede, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro e vari ministri. Attorno alle 21.30 lo ha spiegato Speranza: “Al momento non ci sono ragioni per rivedere la programmata riapertura degli spostamenti tra regioni, fissata per il 3 giugno. Monitoreremo ancora nelle prossime ore l’andamento della curva”. Eppure era stato proprio il ministro della Salute, come sempre il più cauto anche per il suo ruolo, a portare in videoconferenza anche l’opzione di un rinvio delle riaperture al 10 giugno. Anche se nel pomeriggio aveva dato buone notizie: “I dati del monitoraggio sono incoraggianti, i sacrifici del lockdown hanno prodotto questi risultati”. Ma il comitato tecnico scientifico gli aveva chiesto di aspettare un altro po’, spingendo per un rinvio di un’altra settimana. Per questo Speranza lo ha detto già prima del vertice: “Dobbiamo procedere con cautela e gradualità”. E nella riunione ha ricordato che non è obbligatorio aprire tutto mercoledì. Ma da palazzo Chigi lo hanno scandito sin dal pomeriggio: “Bisogna riaprire il 3, dappertutto”. Anche in Lombardia, nonostante l’evidente ansia dell’assessore al Welfare della giunta lombarda, Giulio Gallera: “Ho sempre ritenuto la prudenza un elemento fondamentale, abbiamo avuto una settimana di riapertura, e la data dell’8 giugno sarà fondamentale per capire se c'è una ripresa del contagio”. Quasi un invito a far slittare le riaperture, hanno osservato fonti di governo. Ma Conte e gran parte dell’esecutivo avevano già in testa altro. Non si può aspettare, anche per l’immagine a livello internazionale dell’Italia.
LO SA ANCHE SPERANZA
, che nel vertice non ha insistito per il rinvio. Ma c’è sempre il caso Lombardia. Perché ora bisogna convincere i governatori delle altre Regioni a non blindare i confini per chi arriverà da lì, dall’epicentro del Covid.
Diversi governatori hanno già invocato un “passaporto sanitario” per chi entrerà nella loro regione, pensando ai lombardi. E ieri sul Mes
saggero anche l’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, ha manifestato nervosismo: “Se ci dicono che potranno riaprire anche Lombardia e Piemonte, dovremo prendere delle contromisure”. Parole rilevanti, anche perché il governatore del Lazio è il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Per questo il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, ha già cominciato a consultare i governatori. “In questi giorni - dice al Fatto - ci siamo confrontati continuamente con i presidenti sulle riaperture, il lavoro di raccordo con le Regioni è continuo”. Oggi farà il punto. Sperando di scongiurare il tutti contro tutti.
ROBERTO SPERANZA I dati del monitoraggio sono incoraggianti, i sacrifici hanno reso il trend positivo
FRANCESCO BOCCIA Adesso consulterò i presidenti di tutte le regioni
CONFINI SPOSTAMENTI SENZA LIMITI ORA TOCCA AI GOVERNATORI