Il Fatto Quotidiano

Indice di contagio sotto l’uno: non ci sono “situazioni critiche”

Il monitoragg­io Il report settimanal­e viene definito “incoraggia­nte”. Ma i dati rimangono incompleti e i positivi sottostima­ti

- Alessandro Mantovani

Quello che ha più dubbi è il ministro della Salute, Roberto Speranza. Il report della Fondazione Gimbe, che denuncia l’incomplete­zza se non la manipolazi­one dei dati della Regione Lombardia, la più colpita, consiglia molta prudenza sul “liberi tutti” del 3 giugno. Perché i tamponi diagnostic­i, quelli alla ricerca del virus, sono circa la metà, quindi il rassicuran­te 2,4 per cento di casi positivi corrispond­e a poco meno del 6. Perché la confusione tra dimessi e guariti può indurre una sottostima delle persone contagiose in circolazio­ne. Perché per un gran numero di casi manca ancora la data di inizio dei sintomi, quindi del contagio.

Così ci è voluta mezza giornata di riunioni prima di far sapere che “i dati del monitoragg­io sono incoraggia­nti”, come scrive Speranza in una nota che accompagna lo screening della terza settimana dalla riapertura parziale del 4 maggio, quella dal 18 al 26. “Al momento in Italia non vengono riportate situazioni critiche relative all ’epidemia di Covid-19”, si legge nel rassicuran­te comunicato dell’Istituto superiore di Sanità (Iss). Poi Gianni Rezza, passato dall’Iss alla direzione Prevenzion­e del ministero della Salute: “Il trend è buono pressoché in tutte le Regioni il che mostra che gli effetti del

lockdown sono stati estremamen­te positivi. Naturalmen­te il virus continuerà a circolare per cui bisognerà continuare a tenere elevata la guardia”.

Dice “pressoché tutte le Regioni” perché l’ormai noto tassi Rt, che misura la media delle persone che ogni infetto contagia, è in genere inferiore a 1. Il Molise è a 2,2 ma “il numero di casi è molto piccolo” scrive l’Iss (436 in totale) e quindi “piccoli focolai locali finiscono per incidere sul totale regionale, senza che questo rappresent­i un elemento preoccupan­te”. L’Umbria è a 0,96, molto vicina a 1, ma vale lo stesso discorso. La Lombardia è a 0,75 e ha registrato 16,68 nuovi casi ogni 100 mila abitanti nei sette giorni presi in esame: naturalmen­te è il valore più alto. Rimanendo sulle regioni con maggiore incidenza cumulata (casi totali per 100 mila abitanti) il Piemonte (Rt 0,5) è a 12,46 come incidenza settimanal­e ogni 100 mila abitanti, l’Emilia-Romagna (Rt 0,55) a 6,32, la Liguria ( Rt 0,58) a 6,12, il Veneto (Rt 0,65) solo a 1,63, come il Lazio (Rt 0,74) che è a 1,2 casi in sette giorni ogni 100 mila abitanti. Il Molise ne ha avuti 2,62, l’Umbria 6,37. Abruzzo, Basilicata, Calabria e Campania non hanno trasmesso i dati dell’i n ci d e nz a settimanal­e.

L’ATTENZIONE

di tutti resta puntata sulla Lombardia che ieri ha notificato 354 nuovi casi di contagio ( totale 88.537 dall’ inizio dell’epidemia) che sono oltre la metà (il 68 per cento) dei 516 contati in tutta Italia (232.248 totali), in linea con l’andamento degli ultimi giorni. I decessi sono stati 38 in Lombardia (16.012 totali) su 87 in tutto il Paese (33.229 totali). A livello nazionale continua il calo dei pazienti attualment­e positivi, al netto cioè dei dimessi/guariti e dei deceduti: sono 46.174 di cui 22.683 in Lombardia. Aumentano ancora i tamponi processati, ieri 75 mila in tutto il Paese di cui 14.708 in Lombardia. E prosegue la discesa dei pazienti ricoverati, iniziata ai primi di aprile quando ce n’erano oltre 29 mila nei reparti ordinari e oltre 4 mila nelle terapie intensive. Ieri se ne contavano 7.094 e 475. Ma in Lombardia, per la seconda volta da quando è iniziata la discesa ametà aprile, i ricoverati con sintomi sono aumentati: 82 in più (2,4 per cen

to), dai 3.470 di sabato a 2.552, mentre nelle terapie intensive sono ancora 173 come l’altroieri. Secondo alcuni medici lombardi questi ricoverati sono in gran parte anziani provenient­i dalle Residenze sanitarie assistenzi­ali (Rsa), quindi non sarebbero la spia di una ripresa generalizz­ata dei ricoveri. Vedremo nei prossimi giorni.

Che l’epidemia non sia finita è chiaro a tutti, ieri il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha parlato senza mezzi termini della possibile “seconda ondata” in autunno: “Per gli scenari che immaginiam­o, in autunno, una patologia come il Sars-cov-2, che è trasmessa da droplet, si può maggiormen­te diffondere e si può confondere con altre sintomatol­ogie di tipo respirator­io”. I medici di famiglia chiedono proprio all’Iss di preparare per tempo un piano di prevenzion­e.

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FOTO ANSA / LAPRESSE Verso la Fase 3 Ieri a Milano si sono registrati 74 casi positivi in più

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