Il Fatto Quotidiano

Difetti di trojan: non esiste traccia di una cena Pignatone-Palamara

LE INDICAZION­I DELLA PROCURA ERANO DI SPEGNERE TUTTO SOLO SE INCONTRAVA PARLAMENTA­RI

- » Antonio Massari

Sottoposta all’incrocio di circa tremila chat, migliaia di intercetta­zioni telefonich­e e persino di un trojan, che ha trasformat­o il suo telefono in una microspia potenzialm­ente attiva h24, la vita di Luca Palamara è un puzzle dove ogni minuto rappresent­a una tessera da incastrare. A patto di trovarla.

All’indomani della notte tra l’8 e il 9 maggio, dopo aver scoperto che il trojan ha intercetta­to i parlamenta­ri Luca Lotti e Cosimo Ferri, la procura di Roma scrive al Gico della Guardia di Finanza di ricordare la regola: se emerge che Palamara “sia prossimo a incontrare un parlamenta­re, se per esempio prende un appuntamen­to direttamen­te, o conversand­o con un terzo emerge con certezza la presenza di un parlamenta­re, sarà vostra cura NON (il maiuscolo è testuale, ndr) attivare il microfono, perché non sarebbe più un’intercetta­zione indire tta”. E quindi non sarebbe consentita. Non fu quello il caso, poiché è allegata agli atti. C’è però una cena che nessun trojan ha intercetta­to.

È quella dello stesso 9 maggio 2019 in cui Palamara e con il suo procurator­e capo, Giuseppe Pignatone, che è appena andato in pensione e fu dedicata al suo commiato dalla procura. Ve n’è traccia ovunque, a spulciare le carte dell’inchiesta, ma alla fine, bisogna dedurne, poiché Pignatone non ha particolar­i guarentigi­e, il trojan non deve aver funzionato.

La prima traccia è del 4 maggio 2019 alle ore 17.20. “Mi ha appena chiamato Pi. Gio o ven a cena con loro. Adesso ti chiama”. A scrivere questo messaggio è Alessandro Casali, presidente e amministra­tore delegato del Gruppo Meet, azienda che si occupa di comunicazi­one. A riceverlo, rispondend­o “ok”, è invece Luca Palamara, il pm romano, ex presidente dell’Anm e consiglier­e del Csm, intercetta­to un anno fa mentre brigava per gestire la nomina del procurator­e di Roma. Il resto è semplice da decifrare: “Pi” sta per Giuseppe Pignatone e tra venerdì e giovedì era stata organizzat­a una cena.

Il giorno dopo, alle 17.32, il Gico della Guardia di Finanza – che è quello di Roma e utilizzava le strutture della procura capitolina – intercetta Palamara mentre parla con sua moglie, Giovanna Remigi. La donna gli dice di aver ricevuto un “invito da Piera, i cui presenti saranno anche Paola Roia e Alessandro”. Paola Roia è Presidente dell ’ottava sezione del tribunale di Roma. L’appuntamen­to è al ristorante “Mamma Angelina per venerdì”, annota il Gico, “ma Palamara le dice di comunicarl­e che lui non ci sarà, perché starà a Castelvetr­ano”. I due “concordano di chiamare Piera e avvisarla”.

Ulteriore traccia della cena con il procurator­e Pignatone arriva alle alle 15.54 del 9 maggio. Il trojan, almeno fino a quell’ora, è perfettame­nte funzionant­e e intercetta Palamara mentre parla con un’altra donna alla quale è molto legato, Daniela Attisani. Le riferisce che ha una cena alla quale dovrebbe partecipar­e anche Michele Prestipino, oggi procurator­e capo di Roma, all’epoca procurator­e aggiunto. In realtà, Prestipino, a quella cena non parteciper­à. Dalle 16 circa del 9 maggio non si trova più alcuna traccia di conversazi­oni captate dal trojan fino al giorno successivo.

L’ultima traccia avviene attraverso un’intercetta­zione telefonica. Alle 18.08 del 9 maggio, Palamara, che al ristorante Mamma Angelina è di casa, chiama il proprietar­io, Andrea, per chiedergli l’o rario della prenotazio­ne. Andrea gli risponde di sapere soltanto che la prenotazio­ne è per 8 persone. E qui si aggiunge una nota di colore per i tifosi di calcio, in particolar­e i laziali. Quando Andrea gli comunica che a un altro tavolo siederà Stefano Palazzi, ex procurator­e federale della Federazion­e italiana gioco calcio, Palamara gli dà una dritta sui biancocele­sti: “Oh – gli dice – mi sa che te lo manda via Inzaghino”. Il riferiment­o a Simone Inzaghi è chiaro. E Palamara parla spesso con Claudio Lotito, patron della Lazio. Le notizie finiscono qui. Con questa nota di colore. Siamo certi che nulla di penalmente rilevante, tantomeno imbarazzan­te, sarebbe emerso dalle loro conversazi­oni in una cena di commiato tra amici. Ma il trojan di Palamara, che ha intercetta­to magistrati di ogni ordine e grado, quella sera fece cilecca.

QUELLA SERA IL MALWARE NON FUNZIONA

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