I buoni consigli degli ex cattivi esempi
CONTUMELIE AI FIGLI (ANCORA) E UNA RIVELAZIONE: PREFERISCE GLI EDITORI PURI
Giovedì sera, come sempre quando l’etere ci porta notizia d’una sua epifania, abbiamo ascoltato religiosamente l’intervento su La7 di Carlo De Benedetti, detto l’Ingegnere perché l’Avvocato, com’è noto, era già preso. L’abbiamo ascoltato, per dire, con la stessa attenzione che riserveremmo a Matteo Renzi se, accompagnandoci all’ascensore, ci svelasse che sta per fare un decreto sulle Popolari, ma senza – ci teniamo – chiamare poi il nostro broker per dirgli di comprare azioni (e comunque, se non la Consob, almeno la Procura di Roma ha detto che non c’è problema: nella capitale l’insider trading è raro quanto l’abigeato a Manhattan).
Bene, abbiamo ascoltato con attenzione e dobbiamo dire che l’Ingegnere ci ha convinto pressoché su tutto: dai pensierini della sera (“il cambiamento che il Covid 19 ha comportato nel mondo è di una dimensione che nessuno ha previsto in politica”; “l’Italia ha da sempre un problema di implementazione”) fino alle dichiarazioni filosoficamente più impegnative. Dice, ad esempio, De Benedetti: “Il sistema che abbiamo gestito negli ultimi trent’anni, diciamo il sistema Reagan-Thatcher, era già molto traballante perché le disuguaglianze sono arrivate a un livello insostenibile. Il Covid è stato l’acceleratore di un cambiamento storico: quel ciclo è finito e non si torna indietro”. E ancora: “La bilancia tra lavoro e capitale sarà molto riequilibrata a favore del lavoro, la frenesia liberista sta per finire, ci sarà maggiore intervento dello Stato”. Un profeta: peraltro, ma andiamo a memoria, probabilmente il primo che la Svizzera fornisce al mondo.
A proposito di residenze all’estero, l’Ingegnere non si è fatto mancare neanche un passaggio sul prestito garantito a Fca: “Credo che debbano essere poste delle condizioni. L’Olanda ha detto no a distribuire i dividendi, a fare acquisti di azioni proprie e ad aumentare lo stipendio dei manager. Copiamo l’Olanda” (cristallino e condivisibile, ancorché ci lasci una curiosità: e la Svizzera, che fa?).
VA DETTO CHE DE BENEDETTI
si è lasciato intervistare in tv per fare due cose: lanciare nuove contumelie pubbliche contro i suoi figli che hanno venduto Repubblica (“a me hanno insegnato che i regali non si vendono”) e lanciare il suo nuovo giornale, Domani, in edicola da metà settembre e che sarà diretto dal nostro Stefano Feltri ( in bocca al lupo Stè, nda).
Ora, a questo proposito, l’Ingegnere spiega che la linea editoriale sarà “liberaldemocratica con particolare attenzione alle disuguaglianze (...) sempre dalla parte di chi ha meno e con l’occhio critico nei confronti di tutti i poteri” (e qui va notato che il conduttore Formigli per qualche motivo pronuncia
vaste programme come fosse un’espressione tedesca, ma tant’è).
Dice De Benedetti che lui, al Gruppo Espresso, mai fatto pressioni, per carità, però quello “è un periodo chiuso”(nonostante abbia provato a riaprirlo) e “in un mondo ideale” lui preferisce l’editore puro (pensate quanto ha sofferto negli ultimi decenni). “Preferisco – dice – lanciare un giornale che per la fase di start up avrà un’azionista unico, che sono io anche se il presidente della società è il senatore Zanda” (altro liberaldemocratico da paura), ma poi “l’azienda sarà di proprietà di una Fondazione come la Faz e il Guardian”. A pensarci bene quant’è vero che la gente dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio.