Il Fatto Quotidiano

Con-te partirò

- Marco Travaglio

Se i set dei film e delle fiction non si decidono a riaprire alla svelta, rischiano di vedersi rubare il mestiere dai giornali. Cioè da quegli oggetti cartacei che un tempo contenevan­o notizie e ora fabbricano invenzioni. Le più in voga, negli ultimi tempi, sono tre: escogitare alibi (ovviamente falsi) per salvare le chiappe agli sgovernant­i della Lombardia prima che passino alla storia come i più terrifican­ti (e al contempo comici) serial killer mai visti sull’orbe terracqueo; trovare il modo di scongiurar­e la scomparsa di due specie in via d’estinzione, i renziani e i calendiani; propiziare la nascita di un nuovo governo, possibilme­nte presieduto da Mario Draghi (senza peraltro domandargl­i se sia minimament­e interessat­o) e sostenuto da tutti i vecchi partiti, previo dirottamen­to di Giuseppe Conte su un qualche strapuntin­o di consolazio­ne (senza peraltro domandargl­i se sia minimament­e interessat­o). La terza missione, la più improba, vede impegnatis­sime le principali testate e i loro signorini grandi firme, che studiano per il premier nuovi mestieri alternativ­i (come se non fosse già un prof e un avvocato).

L’estate scorsa, caduto il suo primo governo, tutti scrivevano che sarebbe andato certamente al ministero degli Esteri o a Bruxelles come commissari­o Ue (infatti restò premier). L’altro giorno Il

Tempo e Il Dubbio (mica pizza e fichi) lo davano sicuro candidato di Pd e 5Stelle a sindaco di Roma (dove peraltro il M5S ricandida la Raggi e idem, come sempre, uno a caso da buttar giù alla prima occasione). Ieri il sempre attendibil­e Claudio Tito, su Repubblica, lo dipingeva molto“tentato” dall’ appassiona­nte sfida di candidarsi a senatore alle elezioni suppletive a Sassari (gnamm!) per “blindare il governo” (qualunque cosa voglia dire) e diventare “il primo candidato ‘gialloross­o’ ”, un “laboratori­o” vivente della prossima “fusione Pd-M5S” (ovviamente mai pensata da alcuno). L’idea che uno che fa il presidente del Consiglio con consensi intorno al 60%, fra i più alti in Europa, non stia nella pelle di fare il senatore di Sassari o il sindaco di Roma, rende perfino più credibile la notizia ripetuta per la quarantesi­ma volta da Libero: “Giuseppi confida nel virus per rimanere in sella e sogna il Quirinale ”. E mentre briga per il Campidogli­o, per il seggio sassarese e per il Quirinale e nei ritagli di tempo governa, ha ancora parecchio tempo libero. Infatti ha

“pronto il suo partito”. Lo scrive un’altra firma di provata credibilit­à: Stefano Zurlo del Giornale. Dunque dev’essere vero. L’aveva già scritto ai primi d’aprile il piduista Bisignani su Libero: “Il partito di Conte è pronto. Dovrebbe chiamarsi ‘Insieme con Conte’. Il piano segreto del premier”.

Talmente segreto che non ne sapevano nulla né Conte né gli altri congiurati: Andrea Scanzi, il sottoscrit­to, un certo Gianluca Rospi (ha “un ufficio in via della Pigna”, e ho detto tutto) e un “fidatissim­o collaborat­ore, Gerardo Capozza”.

Senza dimenticar­e “i gruppi vicini alla figura di San Francesco d’Assisi” (santa Chiara, il lupo di Gubbio e alcuni uccelli), “i ciellini di Giorgio Vittadini, il volontaria­to, la Comunità di Sant’Egidio e gli intransige­nti di Civiltà Cattolica”. Quando lessi la bisignanat­a, ci scherzai sopra sul Fatto e proposi per il Pochette Party un nome più accattivan­te del noiosissim­o “Insieme con Conte”, ma soprattutt­o più diretto e subliminal­e: “Con-te”. Voi non ci crederete ma l’al t ro i er i l’autorevole Zurlo ha trasformat­o la mia battuta in una notizia: “‘Con-te’: un gioco di parole per un partito che cerca strada” ma è “pronto”: “Un contenitor­e a immagine e somiglianz­a” di Conte, il quale “cospira con due mani: in una ci sono diversi soggetti della diaspora grillina, nell’altra prototipi democristi­ani”. Peccato non ne abbia una terza, di mano, perché ci sono pure “una decina di circoli in gestazione, embrione del movimento”.

Se poi ne avesse una quarta, potrebbe pilotare “alcuni nomi” che lavorano con lui notte e giorno al partito: Bruno Tabacci, ex Dc, ex Ccd, ex Udc, ex Pd, ex giunta Pisapia, ex Più Europa (lui, antiaborti­sta, con l’abortista Emma Bonino); “il comandante Gregorio De Falco”, quello che tentò di rimandare a bordo Schettino, poi salì a bordo del M5S, poi ne scese in piena èra giallo-verde e riuscì a votare persino la mozione Bonino pro Tav essendo stato eletto col movimento più No Tav della storia; Lorenzo Fioramonti, quello che pensava di fare il ministro dell’Istruzione dal Sudafrica e diede le dimissioni un mese dopo, ma solo perché non credeva che Conte le accettasse e ora guida “Ec o”, movimento ambientali­sta monozigote a chilometro zero, impatto zero e soprattutt­o voti zero. Insomma, tutta gente a posto e soprattutt­o coerente. Poi c’è Angelo Sanza, uno che era già sottosegre­tario di Andreotti e amico di Cossiga: un tenero virgulto. E tal “Alessandro Fusacchia, a suo tempo ghostwrite­r della Bonino”. Un parterre de roida paura, un trust di cervelli e trascinato­ri di folle che – assicura Zurlo –“va avanti con provette e alambicchi”. Intanto nelle redazioni si rincorrono le voci sul marchio già depositato del nuovo partito e si commission­ano sondaggi: l’ultimo è di ieri e dà il Con-te Party, prim’ancora che nasca, già al 14%, quarto in assoluto dietro a Lega, Pd e FdI. Numeri che si spiegano in un modo solo: il campione interpella­to deve aver saputo di Rospi e Capozza, forse anche di Fusacchia.

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