Françoise Sagan: trovato l’ultimo romanzo inedito
“I QUATTRO ANGOLI DEL CUORE” In libreria da venerdì, la storia amorosa e velenosa di una famiglia di provinciali arricchiti, tra corna, segreti e bugie. La solita Françoise
Ritratto dell’artista da vecchia: “Nella mia vita ci sono state moltissime virgolette, dei punti esclamativi (la passione), dei punti interrogativi (la depressione), dei punti di sospensione (la noncuranza)”. Anche in virtù, forse, di questa noncuranza, I quattro angoli del cuore di Françoise Sagan (all’anagrafe Quoirez, 1935-2004) è rimasto negli scatoloni per molti anni, finché il figlio, Denis Westhoff, non l’ha riesumato nel 2007, sistemato ed editato e pubblicato in Francia nel 2019 (Éditions Plon).
VENERDÌ, CON I TIPI di Solferino, questo romanzo inedito e incompiuto uscirà anche in Italia; la traduzione è di Federica Di Lella e Maria Laura Vanorio, mentre la prefazione del succitato Denis: “Ho un ricordo piuttosto vago di come il dattiloscritto sia arrivato nelle mie mani... Il romanzo, tutt’altro che voluminoso, era tenuto insieme solo da una rilegatura di plastica ed era in due volumi”. Da quelle bozze era stato ricavato anche un primo adattamento cine mat ogra fic o, ma poi tutto era rimasto nel cassetto fino alla pubblicazione curata dal figlio e dall’editore francese. Ora, la mano esterna si sente un poco, soprattutto in certe lungaggini descrittive che annacquano la sferzante e biforcuta penna della Sagan, ma l’opera è di per sé un tesoretto amabile, anche solo per la curiosità e l’affetto che si concedono a un vecchio cimelio di famiglia ritrovato.
Sono passati 66 anni dal debutto folgorante della diciannovenne Françoise nel mondo delle Belle lettere: da quel Bonjour tristesse (1954) l’autrice non s’è mai emancipata, trascorrendo tutta la vita – di carne e su carta – tra Lividi sull’anima (1972) e Il letto disfatto (1977), “temporali immobili” e “guinzagli” vari.
Il disimpegno pensoso di quella donna che si lavava via la depressione con “un buono shampoo” sostanzia anche i Quattro angoli del cuore, un fogliettone amoroso-velenoso: cosa aspettarsi, del resto, da una artista che si è scelta come pseudonimo un personaggio proustiano?
Siamo nella tenuta di “Cressonnade”, nella Turenna: magione del patriarca Henri Cresson, che ha fatto fortuna con il commercio “del crescione, dei ceci e di altri ortaggi”.
Un dem i- m on de paesano e benestante, “dal cattivo gusto costosissimo”, popolato da uomini e donne il cui unico interesse è coltivare se stessi: al giardino ci penserà Voltaire. Questa è la storia insomma di parvenu, di provinciali arricchiti, che si trastullano tra corna, segreti e bugie. La solita Françoise, ma il triangolo no; quattro più uno più uno sono infatti i protagonisti: il signor Henri e la sua seconda moglie Sandra (la prima è morta di parto) col fratello Philippe; l’er ed e Ludovic Cresson e la moglie Marie-Laure insieme con la di lei madre Fanny. Tutte, o quasi, “persone che non alzano lo sguardo né su un volto né su un paesaggio: hanno senz’altro qualcosa che non va”.
Gli intrecci tra le due coppie e i due parenti sono dei più inaspettati, fin ridicoli se a raccontarli non fosse la luciferina e lieve Sagan, capace di immaginarsi amplessi tra vecchie e gio
SCOPERTO PER CASO DAL FIGLIO, IL DATTILOSCRITTO ERA GIÀ STATO RIMANEGGIATO PER IL CINEMA
vani quando ancora non si sapeva come chiamare le milf ei toy boy. E le prostitute erano signore distinte e sagaci di quasi settant’anni, avvezze alle confidenze e all’educazione sentimentale dei propri amanti.
IN QUESTO tourbillon di “amori clandestini come gli adolescenti che fumano di nascosto”, la seduzione e la femminilità sono protagoniste: uomini imberbi pazzamente innamorati di donne attempate, come solo le francesi sanno riuscirci; romanzi rosa come bonbonal cianuro, come solo le francesi sanno scriverli.