Il Fatto Quotidiano

America violenta, serie noir italiana, scarpe di naufragi

IL FILM DA VEDERE The Last Days of American Crime Olivier Megaton

- Federico Pontiggia @ fpontiggia­1

Certo, da un regista che ha diretto Transporte­r 3, e che in ossequio alla bomba di Hiroshima – è nato vent’anni più tardi, il 6 agosto 1965 – mollò il cognome Fontana per il più sobrio Megaton, non è lecito aspettarsi troppo, fosse pure emulare il connaziona­le Luc Besson. E, per rimanere in tema, nemmeno si può chiedere a Anna Brewster di mettersi in scia a Milla Jovovich. Tantomeno a un fumetto senza eccessive pretese, creato nel 2009 da Rick Remender e Greg Tocchini, di partorire chissà che immagini e immaginari­o.

EPPURE. L’eponimo The Last Days of American Crime arriva su Netflix nel momento migliore, ovvero peggiore per il Paese che ha dato i natali alla piattaform­a streaming: i riots conseguent­i all’ass as sin io dell ’afroameric­ano George Floyd per mano di più poliziotti bianchi non si placano, l’America brucia. C’è chi criminale s’infiltra, chi criminoso ne approfitta: devastazio­ni, saccheggi, morti e feriti.

Il titolo c’azzecca assai, qualcuno alla Casa Bianca potrebbe sperarlo, e confidare nella soluzione finale prospettat­a da Remender e Tocchini e perfeziona­ta dallo sceneggiat­ore Karl Gajdusek, già s ho wr un ne r della prima di Stranger Things: un segnale propalato dal governo che condizioni le menti e inibisca qualsivogl­ia atto criminale. Manca poco, pochissimo perché le autorità lo effondano, ma forse c’è tempo per un ultimo colpo, un’improntitu­dine a scopo di lucro, il canto del cigno del libero arbitrio. Il duro è il rapinatore di banche Graham Bricke (Édgar Ramírez, il Carlos di Olivier Assayas), lo schizzato figlio di papà Kevin Cash (Michael Pitt, The Dreamers di Bernardo Bertolucci), e spetta a loro l’iperbole delinquenz­iale. Concertano un heist da mozzare insieme il fiato e le probabilit­à, e mentre gli States sparano – letteralme­nte – le ultime cartucce loro s’ingegnano per fare il botto: ce la faranno?

Il triangolo, cui Pitt è stato svezzato proprio da Bertolucci, lo garantisce Shelby Dupree (Brewster): lei merita, e ci resta pure la tenerezza, complici le notti en plein air e plaid con il rude epperò dolce Graham. Gemme, si fa per dire, in un mare di inverosimi­glianza, cialtroner­ia e kitsch involontar­io, ma il timing, ovvero lo Zeitgeist, si fa perdonare quasi tutto: vetrine spaccate, tumulti, spari per strada sembrano strappati alla cronaca, la polizia –e i federali – canaglia, vigliacca e omicida lo certifica.

Di anti-eroi come Graham ne abbiamo visti a bizzeffe, ogni volta si alzino le temperatur­e ( hard-boiled ) o si pecchi metropolit­ano ( Sin City), di spurghi psicopatic­i quali Kevin idem (per esempio, il Joker di Jared Leto), ma il copia & incolla stavolta riguarda prioritari­amente la realtà: per intenderci, il poliziotto incarnato da Sharlto Copley chi vi ricorda? Gli spari sopra sono per noi, anzi, per loro, gli umiliati e offesi quali Floyd e i suoi fratelli. Insomma, la pandemia prima e i riots dopo ascrivono al cinema la preveggenz­a. Fosse pure bello da vedere, chiediamo troppo?

Su Netflix è arrivato l’hard-boiled di Megaton: sembra cronaca nera

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