Su Regeni e Zaki verità fregata: sì alle navi a Al Sisi
Domenica pomeriggio il generale Abdel Fattah Al Sisi e il premier Giuseppe Conte hanno parlato al telefono di questioni libiche, ieri l’Italia ha venduto all’Egitto una coppia di fregate Fremm di Fincantieri, destinate inizialmente alla Marina militare italiana. L’operazione vale circa 1,2 miliardi di euro, più del doppio per Fincantieri che dovrà costruire altre fregate per l’Italia. Dopo mesi di trattative, Al Sisi ottiene la prima parte di una commessa ben più ampia, fra i 9 e gli 11 miliardi di euro: altre 4 fregate e 20 pattugliatori d’altura sempre di Fincantieri; 24 caccia Eurofighter e 20 velivoli addestratori M346 di Leonardo (ex Finmeccanica) e forse un satellite da osservazione. Per l’ordine più grosso serviva la firma del contratto che prelude alla consegna delle Fremm, di fatto sottratte alla Marina. Come scritto dal Fatto , l’Egitto non era disposto ad aspettare oltre la metà di giugno e il governo italiano aveva già autorizzato la vendita, ma non sapeva come rivelarlo. Adesso dovrà affrontare la prevedibile polemica, dopo che per settimane ha tentato di evitarla con un rimpallo di responsabilità e la dilatazione dei tempi.
L’Egitto di Al Sisi è lo Stato autoritario che non collabora con i pm romani nell’indagine sull’uccisione del ricercatore universitario Giulio Regeni, ma da un anno è il primo cliente dell’industria bellica italiana. Da una parte la politica intima a se stessa di interrompere i rapporti diplomatici con il Cairo per Regeni e anche per Zaki, il ragazzo egiziano arrestato al rientro da Bologna dove studia, dall’altra fa affari con un Paese che non rientra nei canoni della legge 185 del ’90 sull’esportazione di armi. In cambio di forti introiti per l’industria bellica, le fornisce a un Paese che foraggia l’esercito di Haftar che in Libia bombarda il governo tripolino di Serraj, sostenuto da Roma. Inusuale la cessione delle fregate già destinate alla nostra Marina, motivata forse dall’urgenza del Cairo di potenziare la flotta. Il confronto con la Turchia si gioca in Libia, ma anche sul mare, per il controllo della piattaforma continentale dove sono stati individuati giganteschi giacimenti di gas. Acquistando navi ancora da costruire il Cairo avrebbe dovuto aspettare tre anni, grazie al governo giallorosa farà prima.