Il Fatto Quotidiano

Troppo lobbismo nel piano Colao: giallorosa nervosi

Alta tensione Chigi liquida l’irritazion­e dem: “Rancori per i sondaggi” I nodi della task force: concession­i e condoni

- » Luca De Carolis e Paola Zanca

Tutto il Pd riunito canta la stessa canzone: “Non si può tirare a campare, basta chiacchier­e”. E da Palazzo Chigi, la casa del presidente del Consiglio sempre più terzo rispetto ai partiti, filtra un’unghiata: “Forse dà fastidio l’altissimo consenso di cui gode Giuseppe Conte”. Ed è già questa la fotografia di una maggioranz­a che sta assieme per forza. “Navighiamo a vista” riassume una fonte di governo del M5S, dove non mancano i critici del premier, anzi. Ma tanto “un’alternativ­a non c’è, anche con un minimo rimpasto verrebbe giù tutto” sostiene il grillino di rango. Figurarsi se tirassero giù il Conte che piace a pochi ma di cui nessuno può fare a meno.

Perché un vero piano B non c’è. E poi perché è davvero troppo forte nei sondaggi. Quello di Sky domenica raccontava che un M5S guidato dall’avvocato risalirebb­e al 20 per cento, sopra il Pd. Un dato che ha colpito molto i big 5 Stelle e che ha suscitato altri mal di pancia tra i dem. E comunque a complicare le cose c’è anche e innanzitut­to il Mes, il fondo Salva-stati che anche ieri Nicola Zingaretti ha descritto come “una leva straordina­ria”. Provocando la replica del Movimento: “L’insistenza del Pd sul Mes non scalfisce la nostra posizione, semmai rischia di indebolire la posizione dell’Italia in Europa”. Ma non basta, perché in serata dal M5S urlavano contro “il blitz vergognoso di Pd e centrodest­ra nelle Marche, che a tre mesi dalle Regionali vogliono modificare la legge elettorale per impedire che i candidati presidenti eletti in Consiglio siano solo i primi due”.

UN’ALTRA RISPOSTAal

curaro al segretario dem: “Si presume che Zingaretti non ne fosse al corrente quando oggi faceva un appello a non ostacolare nei territori le alleanze...”. Non proprio un buon viatico per Conte, che ieri sera ha riunito i capidelega­zione di maggioranz­a, assieme al ministro per l’Economia Gualtieri e al sottosegre­tario Riccardo Fraccaro, per raccontare cosa ha in mente per gli Stati generali per l’economia, che inizierann­o a Roma giovedì. Il premier ha illustrato a grandi linee gli obiettivi e il programma, dicendosi disposto anche a invitare le opposizion­i. Un modo per ricucire innanzitut­to con il Pd, che lo aveva accusato di “non averci detto niente prima”. Nel frattempo ieri dalla task force guidata da Vittorio Colao è arrivato il rapporto per la “ripar tenza” di un’Italia “resiliente”. Peccato che molta della nostra capacità di difenderci da “futuri choc di sis tema”, dipende da parole d’ordine che sentiamo da qualche decennio: innovazion­e, digitalizz­azione, parità di genere, inclusione e “rivoluzion­e verde”. A Palazzo Chigi l’hanno già liquidata come la scoperta dell’acqua calda. Ma forse non hanno ancora letto le 121 schede di lavoro. Perché hanno ragione – Colao e i suoi – a dire che “questo non è un libro bianco, sono azioni concrete”. Che siano in linea con l’e spe ri en za giallorosa, è tutto da vedere.

La prima riguarda l’annosa questione su cui Confindust­ria minacciava barricate: “Escludere il contagioCo­vid-19 dalla responsabi­lità penale del datore di lavoro per le imprese non sanitarie”, recita il rapporto Colao, che esonera le aziende anche nel caso in cui l’Inail riconosca l’infortunio al lavoratore. Altre – come la deroga per il 2020 al decreto Dignità, che amplia i rinnovi dei contratti a termine – le avevamo già sentite. Altre pure, ma in tempi non sospetti: tipo la voluntary di

sclosure – ovvero, il condono – per lavoro nero e redditi non dichiarati. Una prece sul passato, mentre per il futuro tornano gli

Il piano Consegnate a Conte le 121 schede: c’è lo scudo per i datori di lavoro e per i redditi non dichiarati

antichi incentivi all’uso del contante e il bando alle banconote sopra i 100 euro. Poi c’è la proroga delle concession­i: si citano le spiagge ma pure le autostrade, il gas, l’energia. E sempre le concession­i vengono evocate per “beni immobiliar­i di valore storico e artistico” da trasformar­e in alberghi. Si immagina un divieto di opposizion­e degli enti locali per infrastrut­ture di “interesse strategico”. E semplifica­zioni al Codice degli appalti. Decisioni che – spiegano dal governo – saranno solo “una base di partenza” per il piano di rilancio. Che riguarda anche concorsi pubblici, dottorati di ricerca e asili nidi aperti anche nei festivi. Peccato che il sabato del villaggio, a occhio e croce, sia soprattutt­o quello delle solite lobby.

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FOTO ANSA / LAPRESSE Alleati divisi sulla Fase 3 Giuseppe Conte, Vittorio Colao e Nicola Zingaretti

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