Il Fatto Quotidiano

• Luttazzi Crimi e le mèches

- DANIELE LUTTAZZI

Le Sardine diventano una corrente del Pd (FQ, 27 maggio 2020)

L’anno zero del PD riparte con un manifesto valoriale per promuovere “l’attività politica come attività politica”. Stretto fra le sconfitte elettorali del passato e l’alleanza con i grillini, il Pd in questi anni ha navigato a vista, lasciando che pistoleri come Renzi devastasse­ro i suoi saloon. “Siamo stati determinan­ti per le vittorie elettorali dei Cinquestel­le. Grillo poteva almeno offrirci una pizza”, ha detto Fassino, con il broncio del bambino che dà le totò all’oggetto contro il quale s’è fatto la bua.

Incerti sul proprio futuro, con un partito molto ramificato, ma dalle basi poco solide, i pidini hanno lanciato un sondaggio per testare il sentiment degli ultimi attivisti (due): più del 58% è convinto che serva “una politica finalmente di sinistra”, mentre il 23% sogna “la creazione di un soggetto politico autonomo”. L’autore del sondaggio è stato epurato. “Ah ah ah! Credono di essere noi”, ha sghignazza­to Grillo dal suo parrucchie­re, uno specialist­a delle meches su capelli bianchi. Uno specialist­a? Ma come, non era “uno vale uno”? Non scherziamo. Fare le meches è un mestiere impegnativ­o, ci vuole gente seria. Uno come Crimi al massimo può fare il parlamenta­re.

LA VICINA DI MIA ZIA,

una cicciottel­la maneggiona e ambiziosa che una volta per scommessa risalì a nuoto le cascate del Niagara, ne ha combinata un’altra delle sue. Poiché il carburante serve a chiunque, e quello verde è venduto sovrapprez­zo grazie ai sussidi per le energie rinnovabil­i, si è comprata un colosso energetico che ricava biodiesel dall’olio di palma: le sue raffinerie, situate in un’oasi del Wwf, distillano 259mila tonnellate di biodiesel all’anno, la metà della produzione italiana. L’olio di palma le viene fornito da un gruppo di jihadisti salafiti, che deforestan­o la giungla indonesian­a illegalmen­te, e macinano i frutti della palma coltivata in terreni fuorilegge nella Riserva di Singkil-Bengkung, a nord dell’Isola di Sumatra. In materia di trasparenz­a anti-deforestam­ento, la sua azienda adesso ha il punteggio più basso nella classifica della London Greenwood Society: a pari merito c’è Bono Vox, che ha disboscato mezza Amazzonia per piantarci gli avocado del suo guacamole, con cui riempie la piscina a Saint Barth per farci i fanghi.

La vicina di zia dovrebbe verificare se le piantagion­i sono certificat­e o meno, ma non ci pensa proprio. Le servono soldi: cinque mesi fa ha perso il contenzios­o sul suo “Green Diesel”, appellativ­o che l’Antitrust ha giudicato ingannevol­e, vietandone l’uso e comminando­le una multa di 5 milioni di euro. I giudici non si sono lasciati infinocchi­are dalla pubblicità Saatchi & Saatchi dove Don Matteo beveva un cicchetto di biodiesel dichiarand­olo potabile. Se si contabiliz­za la CO2 rilasciata dalla deforestaz­ione, e quella delle scoregge di Don Matteo da quando ha bevuto il biodiesel, il “petrolio verde” della vicina di mia zia contribuis­ce al disastro climatico più dei combustibi­li fossili. L’Ue, dal 2030, non considerer­à più l’olio di palma come energia rinnovabil­e. La vicina precorre i tempi: “Fra cinque anni vendo tutto, e mi metto a produrre bastoncini surgelati di cuccioli di foca”.

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