Il Fatto Quotidiano

• Scanzi Bestiario del Covid

E li chiamano leader

- Andrea Scanzi

Negli ultimi mesi Salvini, Meloni e Renzi hanno partecipat­o a un’avvincente gara a chi la sparasse più grossa. Analizziam­o ora per sommi capi il loro talento nel trasformar­si talora politicame­nte, e con rispetto parlando, in mitologici trimoni a vento.

IL CAZZARO VERDE

- Propone di aprire le chiese e fare andare a Messa gli italiani quando la fase 1 è in pieno atto. E i virologi lo inseguono armati di badile.

- Prima parla del “porto di Madrid”, poi posta una foto (ma lui parla di manipolazi­one) in cui confonde il Vesuvio con l’Etna. Quindi invade la Polonia. Marciando però su Bengasi.

- Allude a un mitologico “foglio” attraverso il quale in Svizzera, se lo compili, ti danno sull’unghia centinaia di migliaia di euro. Ha ragione: quel “foglio” esiste. Non solo: ti regalano anche una stecca di Lindt, tre Rolex e due etti di Emmenthal. Tagliato a mano.

- Riparla di condoni fiscali e straparla di “bot di guerra”.

- Dice in piena fase 1 a El Paìs che il governo Conte è meno che impresenta­bile, ribadendo quel suo altissimo senso per le istituzion­i.

- Parlando da solo, cioè con Porro, dice che l’Italia dovrebbe prendere esempio da Fontana e Gallera. E il bello è che è serio.

- Ripete che la Regione Lombardia non poteva fare la zona rossa nella bassa Val Seriana, dimentican­dosi la legge del 1978 sull’Istituzion­e del Sistema Sanitario Nazionale che lo rende possibile eccome (come dimostrano tutte quelle regioni, per esempio Emilia Romagna e Campania, che infatti le hanno fatte).

- Si mette a fare selfie, stringere mani e prendere in mano smartphone altrui, ovviamente con mascherina abbassata, durante la scellerata adunanza del 2 giugno a Roma.

- Fa la solita cagnara sui migranti, prendendo a pretesto la proposta Bellanova.

- Attacca Bonafede in merito ai criminali (momentanea­mente e colpevolme­nte) liberati sotto la fase 1, quando il ministro della Giustizia non c’entra una mazza.

- Pur di attaccare il governo, finge di difendere Nino Di Matteo. Un magistrato che, fosse stato per larga parte del centrodest­ra, a quest’ora non farebbe il magistrato.

- Dà lezioni a Conte sulla “sburocrati­zzazione”, dimentican­dosi che la Lega è stata al governo undici anni senza fare in merito nulla, a parte il sobrio Calderoli che – quando era ministro delle Semplifica­zioni – diede fuoco col lanciafiam­me a due o tre fogli comprati il minuto prima in una cartoleria di Calolzioco­rte.

- Attacca a prescinder­e il presidente del Consiglio, dimostrand­o di non avere ancora metabolizz­ato le esilaranti tortoiate prese da Conte in Parlamento l’estate scorsa.

- Cambia idea su tutto, nella speranza recondita di avere ragione – ogni tanto – anche solo per la nota teoria del caos. Eccetera.

DONNA GIORGIA

- Afferma che il Pap Test serve per prevenire il cancro al seno. Poi, se non altro, si scusa: era solo una gaffe. (Nel frattempo, La Russa affronta una gastroscop­ia per curarsi una carie).

- Rivela che i regolarizz­ati di oggi ( quelli della Bellanova) chiederann­o il Rdc, non sapendo – come ricorda Leonardo Cecchi – che per averlo bisogna essere residenti da dieci anni in Italia.

- Sostiene che i decreti-legge sono “fonti giuridiche secondarie”, quando in realtà sono “primarie”.

- Parla di “derrate alimentari”, immagine già desueta ai tempi del Foscolo.

- Suggerisce che chiunque abbia bisogno di soldi debba riceverli seduta stante tramite un semplice “click”. E se poi quel bisognoso si rivelerà un truffatore, pazienza: lo si appurerà dopo, perché “ora non c’è tempo da perdere”. Tanto i soldi crescono sugli alberi.

- Grida al complotto affermando che il governo sta “sospendend­o la Costituzio­ne”, venendo demolita dal Subcomanda­nte Zagrebelsk­y.

- Accusa di deriva dittatoria­le Conte, quando lei adora Orbán e in Europa è alleata con quelli che, se potessero, i soldi del Recovery

Fund non ce li darebbero mai. - Organizza un monumental­e assembrame­nto il 2 giugno con Salvini e Tajani, e il giorno dopo non solo non chiede scusa, ma se la prende con la Digos che ipotizza di multarli. Evidenteme­nte, dopo una baracconat­a simile, pensava pure di ricevere un premio.

- Definisce se stessa e Salvini “sgraditi al regime”, che sarebbe stato quasi come se Mussolini si fosse definito “vessato oltremodo da Matteotti”.

- Sostiene (come Salvini) che il governo ha “firmato” il Mes, dimentic andosi che è stato firmato da Monti dopo lo sdoganamen­to del governo Berlusconi IV ( appoggiato da Salvini e in cui Meloni stessa era ministro).

- In tivù definisce “criminale” Conte, salvo poi correggers­i parzialmen­te (“atteggiame­nto criminale”).

- Suggerisce, dopo il caso Silvia Romano, di andare a stanare i terroristi islamici “buca per buca”, lasciando intendere di essere rimasta ai tempi dell’Abissinia. Perlomeno col cuore. Eccetera.

IL CAZZARO ROSÈ

- In piena fase 1, propone di riaprire le scuole a maggio e prim’ancora le fabbriche. La sparata, rilasciata all’Avvenire, è così enorme che nemmeno Burioni riesce a ridimensio­narla.

- Prima parla di governissi­mo, poi dice che non è vero, poi sì, poi ni, poi no. Quindi, come sempre, si rifugia nell’ennesimo penultimat­um.

- Crolla nei consensi, ma continua a tirarsela neanche fosse Churchill.

- Attacca la magistratu­ra straparlan­do di Tangentopo­li, giusto per omaggiare una volta di più il suo padre putativo Berlusconi.

- Sempre per omaggiare Berlusconi, riparla del Ponte sullo Stretto. E ovviamente Salvini, che è l’altra faccia della sua medaglia, gli dà ragione.

- Arriva a sostenere, al Senato, che se i morti di Bergamo e Brescia potessero parlare ci direbbero di riaprire.

- In un intervento mitologico alla Cnn, consiglia al mondo di non ripetere gli stessi errori commessi dall’Italia. Quell’Italia in cui (purtroppo) lui è al governo.

- Col suo mirabile inglese-Shish, dichiara solennemen­te (testuale) che “So Sciaina wos the forst cauntri was the solve problem and president si gin pink wok block with the chainiiiii­s

uei”. A quel punto l’intervista­tore va in analisi. E per la cronaca non è ancora uscito. Eccetera.

Il leghista scambia il Vesuvio con l’Etna e infesta di selfie il 2 Giugno, la Sorella d’Italia inciampa sul cancro e l’italovivo parla al mondo

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FOTO ANSA Con queste facce qui Salvini e Meloni in piazza il 2 Giugno e Renzi mentre presenta il suo libro

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