L’accordo Diasorin annullato dal Tar Atti ai pm contabili
Il Tar della Lombardia annulla l’intesa tra il Policlinico San Matteo di Pavia e la Diasorin sullo sviluppo dei test sierologici per la ricerca degli anticorpi neutralizzanti al SarsCov2, i test finora utilizzati finora dalla Regione Lombardia per i suoi screening di massa dopo averne acquistati mezzo milione senza gara a 4 euro l’uno e averne svolti fino al 5 giugno 171.000 circa, con un ritardo sulla tabella di marcia che ne prevedeva 200mila entro il 30 maggio.
MOTIVAZIONI
dell’accoglimento del ricorso di un’azienda concorrente, la Technogenetics di Lodi: l’accordo Policlinico-Diasorin siglato con la supervisione scientifica del professore Fausto Baldanti avrebbe violato i principi della libera concorrenza; il Policlinico, si legge nel provvedimento firmato dal giudice estensore Fabrizio Fornataro, del collegio presieduto dal giudice Domenico Giordano, non si è limitato a validare un kit pronto, ma ha compiuto “una molteplicità di attività di analisi, di ricerca e di studio, dirette sia a consentire il passaggio dai prototipi forniti dalla società a dei prodotti finiti, sia a realizzare dei kit molecolari e sierologici espressamente descritti come “sviluppandi”. Dunque, ha messo a disposizione risorse pubbliche in favore di un privato, Diasorin, che così ha acquisito “un illegittimo vantaggio” – di qui la decisione di inviare le carte alla Corte dei conti, mentre la Procura di Milano ha già aperto da settimane un fascicolo conoscitivo – tramite un accordo che non è una semplice ‘validazione’. Ed una delle prove di questo sarebbe proprio nel meccanismo delle royalties decennali che la Fondazione SanMatteo incasserà sulle vendite future del prodotto in cambio di ulteriori attività “clinico-osservazionali” sui dispositivi medici in commercio.
Diasorin e Policlinico rivendicano la correttezza del proprio operato e annunciano ricorsi al Consiglio di Stato, mentre l’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, si limita a un ‘no comment’: “Si sono già espressi il presidente Fontana e il San Matteo”. E cosa ha detto il governatore della Lombardia? Poco o nulla. “Io non sono parte attiva della faccenda”. Tutto a sua insaputa anche in questo caso, come per i camici.
Fontana e Gallera però dovrebbero fornire risposte e chiarimenti ad alcune curiosità e interrogativi che la sentenza del Tar fa riemergere prepotentemente: per quale ragione ad aprile la Lombardia ha acquistato a scatola chiusa e senza gara 500 mila test sierologici Diasorin a 4 euro – con estrazione del sangue e analisi di laboratorio - dopo aver impedito lo sviluppo di altri progetti e boicottato il tentativo di partire con screening attraverso i kit “pu ngidi to”, negli stessi giorni in cui Gallera rifiutava i test rapidi donati da Technogenetics? Lo ha fatto sulla base delle garanzie di attendibilità poggiate sull ’accordo con il Policlinico di Pavia bocciato dal Tar? E perché tanta fretta per acquistare quantitativi di test che si fatica ad effettuare? Ed ora che fine farà l’accordo quadro per altri due milioni di test “vinto” da Roche con un test qualitativo (che indica solo la presenza dell ’anticorpo) a soli 1,42 euro? E siccome Diasorin a questa gara ha offerto il kit a 3,3 euro, è possibile ipotizzare uno ‘sconto’ sulle sue forniture da completare? Domande che il Pd e il M5s avanzano in comunicati e interrogazioni. “Ridurre il prezzo dei prossimi test di Diasorin è il minimo sindacale” commenta il pentastellato Massimo De Rosa. Per ora il primo effetto concreto della sentenza è il tonfo in Borsa di Diasorin: meno -3,86% a 159,6 euro.