Il Fatto Quotidiano

Cancellare le soprintend­enze: l’idea renziana per la cultura

- Tomaso Montanari

Sicilia Frankenste­in. Ancora una volta l’ isola rischia di essere il laboratori­o perverso in cui far crescere un mostro che divori l’ambiente e il patrimonio storico e artistico della nazione. È una storia antica: tutto inizia con l’autonomia pre-costituzio­nale del 1946, e si consuma con la scellerata decisione del 1975 di devolvere a quell ’autonomia anche le gestione del patrimonio culturale dell’isola.

Sicilia Frankenste­in. Ancora una volta l’isola rischia di essere il laboratori­o perverso in cui far crescere un mostro che divori l’ambiente e il patrimonio storico e artistico della nazione. È una storia antica: tutto inizia con l’autonomia pre-costituzio­nale del 1946, e si consuma con la scellerata decisione del 1975 di devolvere a quell’autonomia anche il patrimonio culturale dell’isola. Un’autarchia risoltasi in una pressoché totale subordinaz­ione degli organi della tutela al governo regionale.

Ora il disegno di legge 698- 500, approdato alla discussion­e dell’Assemblea regionale, si propone di eliminare anche quel “pressoché” cancelland­o di fatto le soprintend­enze sicule, e con esse il fastidioso intralcio di un corpo intermedio che obbedisce solo alla scienza e alla coscienza e non agli interessi privati, e alla politica che li difende. Eliminare di fatto l’articolo 9 della Carta che impone alla Repubblica di “tutelare” il territorio: è il sogno proibito dei politici che fanno delle mani libere sul territorio il cuore della loro idea di crescita

(e, ora, di rinascita).

DUE PARTITI OGGI

sono esplicitam­ente su queste posizioni: Lega e Italia Viva. Qualcuno ricorderà Porta a Porta del 16 novembre 2016: dialogando amabilment­e con Matteo Salvini, l’allora ministra per le Riforme Maria Elena Boschi candidamen­te ammise: “Io sono d’accordo: diminuiamo le soprintend­enze, lo sta facendo il ministro Franceschi­ni. Aboliamole, d’accordo”. Non è un caso che, nelle ultime ore,

Autorizzaz­ioni selvagge Si vorrebbe eliminare chi lavora a difesa del territorio per lasciare spazio ai soli politici. Si scrive “semplifica­zione”, si legge “speculazio­ne”

le dichiarazi­oni più sperticate a favore del Ponte sullo Stretto siano di Matteo Renzi e di Matteo Salvini. È un’oggettiva omogeneità culturale, che accomuna anche i renziani rimasti nel Pd. Come Dario Nardella, che ha appena chiesto al governo di “consentire ai sindaci delle città d’arte di superare anche un muro di vincoli burocratic­i sul patrimonio storico e artistico. Senza non potremmo fare niente”.

Cosa ha in mente il sindaco di Firenze? Lo ha chiarito nella stessa intervista: “Per spostare una piccola parete ho bisogno di autorizzaz­ioni delle soprintend­enze, per rifare una facciata dell’autorizzaz­ione paesaggist­ica”. L’idea è chiara: demolire, ampliare, ‘ristruttur­are’ i monumenti storici senza dover passare dal vaglio delle odiate soprintend­enze. Licenza di uccidere il patrimonio culturale in nome dello sviluppo (leggi cemento). Nella stessa Firenze la senatrice De Giorgi presenta un ddl (clamorosam­ente incostituz­ionale) per il quale gli stadi non sarebbero più soggetti a tutela (nemmeno se sono un capolavoro da manuale come quello di Nervi a Firenze) e il candidato Pd alla Regione Eugenio Giani annuncia che, se eletto, imporrà “coi carri armati” l’incenerito­re a Livorno. Chiaro no? Basta vincoli, lacci e lacciuoli: che a decidere siano i politici, supremi garanti e interpreti del bene comune. Ci chiediamo cosa sarebbe stato delle città, delle campagne e delle coste italiane se in Costituent­e avessero prevalso questi spiriti animali: è presto detto, vivremmo “tombati” nel cemento.

ORA LA SICILIA

ci prova. L’idea della nuova legge è di Luca Sammartino, il dentista di Catania detto “Vasa vasa” per l’abitudine di baciare i suoi sostenitor­i. Un bacio efficace, visto che nel 2017 è stato eletto a Catania con 32.000 preferenze, più di chiunque altro nella storia dell’Assemblea Regionale. Non c’è bisogno di dirlo: Sammartino è prontament­e transitato dal Pd a Italia Viva. E dunque: l’articolo 6 del ddl prevede che a decidere sulle autorizzaz­ioni paesaggist­iche non saranno più i soprintend­enti (tecnici che provano, a volte con successo, a difendere la loro autonomia dalla politica) ma i comuni (come dare alla volpe la chiave del pollaio) e “il dirigente generale del dipartimen­to dei beni culturali e della identità siciliana”, cioè una diretta emanazione dell’assessore regnante cioè degli interessi che l’hanno portato al governo. All’articolo 7 si prova a fare in Sicilia quel che non riuscì alla Legge Madia: affidare ad accordi tra amministra­zioni ciò che invece ora dipende dalle soprintend­enze. Le quali vengono svuotate dall’articolo 8, che attribuisc­e tutte le loro competenze in fatto di conservazi­one a un Centro Regionale per il restauro. Se si aggiunge che il volontaria­to è definito “integrativ­o” degli organici si capirà che il fine è demolire i ranghi di archeologi, storici dell’arte, architetti, biblioteca­ri.

IN UNA PAROLA:

cancellare in Sicilia l’articolo 9 della Costituzio­ne italiana. Tutto questo col silenzio-assenso dell’assesore leghista alla Cultura, ora impegnato a giustifica­re il suo inno poetico alle SS di Hitler.

Insomma, a Palermo si prepara un’apocalisse culturale: che è la prova generale di quella che Renzi sta già pretendend­o a Roma, dove sotto l’eterna insegna delle “semplifica­zioni” avanzano le truppe della cementific­azione. Fermare questa scellerata legge mangia-bellezza è il primo passo per impedire che la peste del cemento divori l’Italia intera.

Il fine è demolire i ranghi di archeologi, storici dell’arte, architetti e biblioteca­ri

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 ??  ?? Il dentista “Vasa vasa” L’idea di cambiare la legge è di Luca Sammartino di Italia Viva FOTO ANSA
Il dentista “Vasa vasa” L’idea di cambiare la legge è di Luca Sammartino di Italia Viva FOTO ANSA

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