Il Fatto Quotidiano

Al “Fatto” zero fondi pubblici: finanziame­nto bancario e stop

- CINZIA MONTEVERDI Presidente e ad SEIF

Il Fatto Quotidiano non ha mai ricevuto, né sta ricevendo, né riceverà un euro di finanziame­nto pubblico. Siamo costretti, a seguito di “notizie” uscite su siti come Dagospia, quotidiani come il Giornale, Libero,

il Riformista­e programmi tv come In Mezz'ora di Lucia Annunziata, a spiegare un finanziame­nto richiesto nei giorni scorsi all’istituto di credito Unicredit da parte di SEIF (Società Editoriale Il Fatto). Non abbiamo motivo, neppure in questo momento, di accedere ad alcun finanziame­nto pubblico né tantomeno a prestiti garantiti dallo Stato come quelli previsti dalle misure eccezional­i varate dopo la pandemia per i soggetti colpiti. Per quanto queste ultime siano sacrosante per aiutare tante aziende in difficoltà, SEIF non le ha richieste.

Ci siamo limitati a chiedere un finanziame­nto a Unicredit per investimen­ti in immobilizz­azioni, perché riteniamo che la crisi economica che attraversa il Paese potrebbe colpire diverse categorie con cui operiamo, a prescinder­e dai nostri buoni risultati: distributo­ri, edicolanti, investitor­i pubblicita­ri e concession­arie potrebbero avere bisogno di tempo per liquidarci il dovuto. Pertanto mettiamo in conto per i prossimi mesi un oggettivo rischio finanziari­o (di liquidità) che potremmo essere costretti a coprire. Abbiamo anche ritenuto inopportun­o un accesso a capitali sul mercato tramite Borsa, attualment­e non convenient­e. Stiamo crescendo, in controtend­enza rispetto al periodo storico, e stiamo pensando al futuro, come promesso. Il nostro piano di investimen­ti non si fermerà. Il finanziame­nto rientra nella legge 662 del 1996. È un normalissi­mo finanziame­nto bancario che, come da prassi in caso di destinazio­ne a investimen­ti, è garantito dal Medio Credito Centrale. Dunque è falso che abbiamo chiesto un finanziame­nto pubblico, che prendiamo soldi dallo Stato, che riceviamo favori dall'attuale governo: sempliceme­nte perché non è vero. Chi continuass­e in questa mistificaz­ione senza rettificar­e le diffamazio­ni diffuse per infangare il Fatto, ci costringer­ebbe ad adire le vie legali e ne rispondere­bbe in Tribunale.

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FALSITÀ CHI NON RETTIFICA DOVRÀ RISPONDERN­E

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