Conte: “Falso dossier anti-M5S” Patto con Di Maio su rinvio Mes
LE PATACCHE INFINITE DELLA DESTRA
Raccontano che Giuseppe Conte lo abbia assicurato al Quirinale: “Ho parlato con Pd e Movimento, alla fine sul Mes troveremo un accordo”. Ma per mantenere la promessa avrà bisogno dello sminatore. Per evitare che il voto sul fondo salva Stati diventi una botola e che i Cinque Stelle esplodano, facendo detonare anche il governo, il presidente del Consiglio dovrà affidarsi al ministro che pure non lo ama, Luigi Di Maio. Perché è il ministro degli Esteri ed ex capo politico del M5S a interrogarsi su come scongiurare una spaccatura in aula tra grillini e dem sul Mes.
Magari partendo da un rinvio a settembre della votazione, come confermano fonti di governo a 5Stelle: “Ci stiamo lavorando assieme al Pd, per ora è l’unica soluzione”. Ed è sempre Di Maio, per forza d’accordo con Beppe Grillo, a lavorare a quella segreteria collegiale per il Movimento senza un nuovo vero capo politico, su cui a breve si riunirà il caminetto dei big del M5S: mai più convocato dopo la scorsa estate.
DOVRÀ RIVIVERE
proprio per proteggere il governo, perché Grillo è convinto che la segreteria sia la sola via per schermare Conte, schivando quel congresso con annessa conta invocato da Alessandro Di Battista, con l’appoggio di Davide Casaleggio. E non è un dettaglio. C’è già l’ombra di una guerra sopra i 5Stelle, e la posta in palio sarà la gestione della piattaforma web Rousseau, la macchina operativa nonché lo scrigno dell’elenco degli iscritti. Così Di Maio prova a fare da paciere, dicendo ai suoi: “Dobbiamo tenere tutti dentro” . D’altronde, quando il 22 gennaio si sfilò la cravatta e il ruolo di capo politico aveva già in mente questo, ilMovimento che sarebbe tornato a chiedergli di tenere assieme tutto, e di portarlo lì, a una gestione collegiale con lui
primus inter pares. In queste ore sta provando a ricucire con Di Battista, colpito domenica dalla scomunica di Grillo. I due si sono sentiti più volte, al telefono. Anche se pare che l’ex deputato non abbia gradito la frase di DiMaio a L’aria che tira, lunedì: “Non credo che un congresso serva al Paese”. Però quella è la linea di Grillo, chiaro nell ’avvertire i suoi che ora è tornato al timone. Se le cose non dovessero andare nel verso giusto, è pronto a esercitare i suoi ampi poteri di Garante. Fino a tornare capo almeno temporaneamente, se dovesse servire. Di certo la sua priorità è tutelare Conte. Quindi vuole una segreteria, anche con nomi tutti decisi da lui, da Grillo, se sarà necessario. Probabilmente in autunno, a ridosso o dopo gli Stati generali. “Difficile che ora si faccia un Direttorio temporaneo”, dicono.
MEGLIO UN ORGANO
stabile, come immagina da mesi un big che si sta tenendo volutamente a margine, il presidente della Camera Roberto Fico, ascoltatissimo da Grillo. E il suo post di domenica sull’urgenza di una legge sull’acqua pubblica, un totem di Fico, ne è la riprova. Però prima c’è la grana del Mes. Un rompicapo, perché una cospicua parte dei 5Stelle non potrà mai votarlo. Dal Pd pensano di aver convinto Conte della necessità di adottarlo. Ma sanno che in caso di sì dei grillini Di Battista farebbe l’inferno. Per questo il capodelegazione dem Dario Franceschini ritiene indispensabile la mediazione di
Di Maio. “È l’interlocutore più solido che abbiamo dentro il Movimento” è la sua vecchia tesi, ribadita in questi giorni. Invece il segretario dem Nicola Zingaretti fa trapelare che lui e Conte si sentono spesso “e sono in ottimi rapporti”.
IN QUESTO SCENARIO,
oggi in Parlamento il premier scandirà la sua informativa sul prossimo Consiglio europeo. Informativa e non comunicazioni all’aula, così da evitare votazioni sul Mes, come già pregustavano le opposizioni. Conte ripeterà che bisogna attivare in fretta i soldi del Recovery Fund, perché “una decisione tardiva sarebbe già un fallimento”. E cercherà di non parlare di Mes, il primo dei suoi problemi.