Il Fatto Quotidiano

Dopo 7 mesi di Reddito, meno poveri dal 2014

- Roberto Rotunno

Quattrocen­tocinquant­amila poveri assoluti in meno. Ecco, per la prima volta, un numero che misura l’efficacia del reddito di cittadinan­za nei primi sette mesi di vita. Ieri l’Istat ha certificat­o che nel 2019 – anno in cui, a maggio, ha esordito il sussidio – sono diminuiti gli indigenti, cosa che non accadeva dal 2014. Non più oltre 5 milioni, come registrato nel 2017 e nel 2018, ma 4 milioni e 593 mila. Un calo che però ha lasciato delusi in tanti, poiché a dicembre 2019 erano ben 2,5 milioni le persone con in tasca la carta acquisti “di cittadinan­za”.

Ci si aspettava una discesa più marcata, oltretutto l’emergenza Covid-19 peggiorerà i dati. Secondo “Alleanza contro la povertà” sono ancora troppe le persone che fanno i conti con il disagio economico. E la povertà relativa – che indica chi ha uno standard inferiore alla media – è rimasta stabile.

La differenza tra l’alto numero di famiglie raggiunte dal reddito di cittadinan­za e il basso numero di famiglie uscite dalla condizione di difficoltà ha varie ragioni. Come ha spiegato l’Istat, le due platee sono solo in parte sovrapponi­bili. Per ricevere il sostegno, infatti, bisogna stare sotto determinat­i limiti di reddito e patrimonio. Il calcolo della povertà assoluta, invece, dipende dal livello di spesa di una famiglia: se è inferiore al minimo necessario per una vita dignitosa, si è considerat­i poveri. Può succedere che un nucleo possieda proventi oltre i limiti della norma ma tenga un livello dei consumi sotto la soglia: è in povertà, ma non ha diritto al reddito di cittadinan­za. C’è poi la diversità tra i territori. Acquistare beni essenziali al Nord è più costoso rispetto al Sud. Il reddito di cittadinan­za, però, non cambia a seconda della residenza e può quindi essere molto efficace per alcuni e molto poco per altri. L’Istat lo conferma: la povertà assoluta famigliare al Sud è passata dal 9,6% del 2018 all’ 8,5% del 2019; nel Nord Est è invece aumentata, dal 5,3% al 6%.

IL REDDITO

di cittadinan­za, poi, richiede per gli extra-comunitari almeno 10 anni di residenza nel nostro Paese. Questo ne lascia fuori la maggior parte, tanto che l’Istat segnala 400 mila famiglie di non italiani in povertà assoluta, ma a dicembre 2019 i nuclei composti da

GLI INDIGENTI NEL 2019 SONO 4,5 MILIONI, GIÙ DI 500 MILA

stranieri ammessi alla carta acquisti erano 92 mila. Penalizzat­e anche le famiglie numerose: un nucleo con cinque componenti al Nord ha bisogno di 1.900 euro per galleggiar­e; il reddito di cittadinan­za non può superare i 1.330.

Un’altra curiosità riguarda le classi di età: la povertà assoluta è diminuita tra gli under 65, ma è aumentata (di poco) tra gli over 65. Anche se i più anziani restano la fascia meno colpita dall’indigenza, i benefici maggiori sono andati ai più giovani.

Secondo Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid in Italia e componente del Forum Disuguagli­anze Diversità, “il potenziale del reddito di cittadinan­za è più alto rispetto ai 450 mila poveri assoluti in meno”.“Nel 2019 – aggiunge – è stato avviato tardi e un po’ azzoppato, perché non sono quasi per nulla partite le misure di accompagna­mento con i centri per l’impiego o i servizi sociali. Nel 2020 troveremo un dato sporco a causa del Covid, la povertà aumenterà e sarà necessario aumentare le risorse”.

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FOTO LAPRESSE La misura Il Reddito ha diminuito i poveri, ma non è a pieno regime

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