Il Fatto Quotidiano

Oggi arriva Bonomi: sui soldi Ue vuole un posto “a tavola”

- Salvatore Cannavò

Se volessimo andare avanti per immagini, la fotografia degli Stati generali mostra un governo che si prepara a ricevere l’aristocraz­ia imprendito­riale, Confindust­ria, mentre incontra il “terzo Stato”. Se oggi, infatti, Giuseppe Conte dovrà mostrare il suo miglior viso all’ormai evidente gioco di Carlo Bonomi, ospite principale della giornata che sta per cominciare, l’immagine più movimentat­a di ieri è quella del leader sindacale Aboubakar Soumahoro, italiano di origini ivoriane, che prima si è incatenato a Villa Pamphilj e dopo è stato ricevuto dal presidente del Consiglio. A cui ha illustrato tre richieste fondamenta­li: riforma della filiera agricola in cui si addensa lo sfruttamen­to del lavoro migrante, il varo di un Piano nazionale per l’emergenza lavoro e un cambio delle politiche migratorie dando voce agli “invisibili delle periferie”. Appunto, il nuovo terzo Stato. “Atti concreti, non parole” è stata la richiesta di Soumahoro, volto ormai anche televisivo, a un Conte disponibil­e ad ascoltare e che ha assicurato che il tema dei diritti dei migranti e dei lavoratori sta a cuore al governo. Come e quando si vedrà, ma il gesto, appunto, ha il sapore dell’immagine. E infatti Matteo Salvini se ne accorge e ci si butta sopra con il solito messaggio a uso dei social media: “Cancellare i decreti Sicurezza, regolarizz­are tutti i clandestin­i, regalare la cittadinan­za a chi nasce in Italia, dice il sindacalis­ta idolo della sinistra e di Fabio Fazio. E poi? Un insulto a milioni di italiani (e di immigrati regolari) in difficoltà”. MA CONTE SEMBRA voler insistere nel presentare gli Stati generali come luogo di ascolto e apertura alla “società civile”, tanto che cento parlamenta­ri, tra cui molti del M5S, hanno chiesto audizione per discutere anche della “legalizzaz­ione della cannabis”. E anche i ragazzi di Fridays for future si sono dati appuntamen­to a villa Pamphilj il 20 giugno per ricordare la crisi climatica agitando dei nuovi cahiers de doléances

(e siamo di nuovo al 1789).

Alla fine sarà stata una passerella, forse, ma l’obiettivo è quello di tenere un filo di comunicazi­one fuori dal recinto dei partiti che sostengono il governo, filo tenuto saldamente nelle mani del premier. Che alla fine dovrà dare delle risposte: per il momento si limita a dire che il “Recovery Italia” ci sarà a settembre e proporrà misure specifiche da presentare per i progetti europei. Sulla inconsiste­nza di questo piano scommette Bonomi, che arriva oggi con il suo “piano 2030” in cui, oltre a illustrare le varie misure di Confindust­ria – presenterà un nodo politico: far parte della cabina di regia che discuterà e deciderà l’utilizzo delle risorse europee (si parla oramai di 172 miliardi complessiv­i anche se non si sa da quando saranno disponibil­i). E così, come un qualsiasi sindacato corporativ­o, Confindust­ria lancia la “democrazia negoziale”, costruita e radicata “su una grande alleanza pubblico-privato su cui il decisore politico non ha delega insindacab­ile per mandato elettorale, ma con cui esso dialoga incessante­mente attraverso le rappresent­anze del mondo dell’impresa, del lavoro, delle profession­i, del terzo settore, della ricerca e della cultura”. Lo si legge nella prefazione al piano 2030 anticipata da Askanews e il senso è che non deve decidere solo la “politica”, ma anche gli imprendito­ri. Qualcosa di analogo dicono anche i principali sindacati in una voglia complessiv­a di co- gestione in cui ognuno fa finta di essere solo al tavolo. Bonomi non risparmia ancora critiche a Conte, accusato di non essersi presentato con un piano preciso e dettagliat­o – che se l’avesse fatto gli avrebbero rimprovera­to che però sarebbe stato giusto ascoltare, etc. – mentre Confindust­ria il piano ce l’ha e lo farà vedere a tutti: “Mi dicono che quando c’è un nuovo insediamen­to – la velenosa risposta di Conte – c’è una certa ansia da prestazion­e politica. Io dal dottor Bonomi e da tutti gli associati mi aspetto un’ansia da prestazion­e imprendito­riale, è questo il loro scopo”.

PROTESTA SOUMAHORO S’INCATENA, POI CONTE LO RICEVE

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