Vince il “politico” Cantone: contro Davigo-di Matteo
Per l’ex presidente Anac, a lungo fuori ruolo causa incarico “politico”, votano compatti i laici. Duro scontro, invece, tra i togati
Per la prima volta da quando c’è questo Consiglio, che passerà alla storia come il Csm del caso Palamara, i laici hanno votato compatti per una nomina. Non una qualsiasi, quella del procuratore di Perugia, ufficio che con l’indagine per corruzione su Luca Palamara ha innescato lo scandalo nomine, che ha portato alle dimissioni di 5 togati e del Pg della Cassazione Riccardo Fuzio.
A Perugia andrà, come anticipato, Raffaele Cantone, che ha ottenuto 12 voti contro gli 8 del procuratore aggiunto di Salerno Luca Masini. Sono volate frecciate e controfrecciate tra Piercamillo Davigo (relatore per Masini) e Nino Di Matteo in particolare da una parte, laici e togati di Area (progressisti) e Giuseppe Cascini in particolare dall’altra. Al centro del dibattito il caso Palamara e l’opportunità di scegliere per la Procura che indaga Cantone che, al di là della sua reputazione specchiata, è fresco di un fuori ruolo per molti di natura politica. Per Cantone hanno votato oltre ai 7 laici (Benedetti, Donati, Gigliotti di M5S; Cerabona e Lanzi, FI; Cavanna e Basile, Lega) anche i 5 togati di Area (Cascini, Chinaglia, Dal Moro, Suriano, Zaccaro). Per Masini i 5 togati di Autonomia e Indipendenza e i 3 di Magistratura Indipendente, conservatori ( Braggion, D’A m at o , Micciché).
Apre il plenum il presidente della Quinta commissione Mario Suriano, relatore per Cantone: ricorda la lotta al clan dei Casalesi da pm di Napoli passando alla presidenza dell’anac e alla sua determinazione nel prevenire la corruzione. Chiude con la spinosa attualità: “Dalle chat vediamo che Cantone non doveva andare a Perugia, secondo persone vicine ” a Renzi “che lo nominò all’anac”. Il riferimento è a Palamara che dice a Cosimo Ferri, toga in aspettativa e deputato di Iv: “Da evitare assolutamente”. Immediata la replica di Davigo: “Di Masini non si parla proprio, quindi è ancora meglio. Qui non stiamo discutendo della professionalità di Cantone e dimasini, indiscutibile, ma di chi ha più titoli. Quello che fa infuriare i magistrati sono le scorciatoie. Non sono contro i fuori ruolo, ma non si passa direttamente da un fuori ruolo a un incarico direttivo ”. Aggiunge: “Credo fermamente nella separazione dei poteri e far discendere una prevalenza del candidato dalla guida dell’anac, assimilando tale attività, preventiva, a quella dell’attività giudiziaria, repressiva, mi sembra allarmante ”.
Quanto alla comparazione dei curriculum, Davigo rileva che Masini da “27 anni fa il pm in uffici dal Nord al Sud”, Cantone ha fatto il pm per 15 anni solo a Napoli e da “oltre 12 anni” non lo fa più. Concorda Nino Di Matteo, che confida di essere in rapporti con Cantone di “profonda stima”: è del suo stesso concorso, come Masini.
Di Matteo “Ha ricoperto un ruolo incompatibile, è inopportuno che guidi l’ufficio competente a indagare su Roma”
AGGIUNGE che è “indubbia l’imparzialità di Cantone, ma noi dobbiamo garantire l’apparenza della imparzialità. Cantone ha ricoperto un prestigioso incarico politico, non è opportuno che vada a dirigere proprio quella procura competente sui magistrati di Roma e su ipotesi di reato che possono riguardare a vario titolo politici o ambienti di potere romano connessi a quella stessa compagine politica che fu decisiva nella sua nomina” come la vicenda “Palamara-lotti”. Per i laici è una “forzatura” dire che la nomina dell’anac è politica. “Mi spiace, dice Benedetti, che proprio i magistrati non apprezzino che fu scelto un magistrato alla guida dell’anac a rafforzamento della terzietà di questo organo”. Cascini, accusa i togati di AEI ed MI di inventarsi la normativa: “Attenti a convincerci che ci sono regole che, invece, non ci sono”. Votando Cantone, come gli altri di Area, va contro una delibera della sua corrente schierata per lo “sbarramento” a chi è appena rientrato da un fuori ruolo. E con la riforma Bonafede, Cantone non sarebbe stato nominato procuratore: per chi rientra da un fuori ruolo per 2 anni non può concorrere a incarichi direttivi.
Il vicepresidente Ermini non ha partecipato al voto, assente il Pg della Cassazione Giovanni Salvi, che sta lavorando sui profili disciplinari del caso Palamara. Astenuti il presidente della Cassazione Mammone e i tre togati Ciambellini, Grillo e Mancinetti di Unicost, la corrente centrista di Palamara.