Il Fatto Quotidiano

2019, al telefono la nomina era “da evitare”

- » Antonio Massari

“Ma Cantone ha fatto la domanda?” scrive il parlamenta­re pd Cosimo Ferri a Luca Palamara, il 5 febbraio 2019. Cosimo Ferri, ex sottosegre­tario alla Giustizia, è stato un magistrato con grandissim­a influenza nella corrente di Magistratu­ra Indipenden­te. Palamara in quel momento è il vero leader di Unicost. “Ma per dove?”, chiede Palamara a Ferri, che gli risponde: “Per Perugia, lo sapevi?”. Ferri ritiene che sia per questo motivo che l’attuale procurator­e generale di Ancona, Sergio Sottani, non ha presentato domanda per Perugia. Al Fatto risulta che il procurator­e generale di Ancona non fosse informato della candidatur­a per la Procura di Perugia, alla quale non era interessat­o.

Se la nomina di Cantone alla guida della Procura di Perugia, per Palamara, è “da evitare assolutame­nte”, un motivo c’è. Non teme per se stesso, per l’indagine che lo vedrà indagato, della quale sa almeno dal settembre 2018. Il suo timore – se incrociamo questo scambio di battute con le altre intercetta­zioni del fascicolo che vede Palamara indagato per corruzione – è un altro: probabilme­nte ritiene che Cantone non sia il procurator­e adatto a indagare sull’esposto che, proprio in quei mesi, il pm Stefano Fava sta per presentare a Perugia. Un esposto sull’ex procurator­e capo di Roma, Giuseppe Pignatone, e sull’aggiunto Paolo Ielo.

Infatti Fava – anch’egli poi indagato a

Perugia per rivelazion­e del segreto e favoreggia­mento nei riguardi di Palamara

– nella primavera del 2019 presenta un esposto al Csm, affinché si valuti la posizione di Pignatone che, a suo avviso, avrebbe dovuto astenersi da un fascicolo d’indagine (del quale lo stesso Fava era titolare e che gli sarà revocato). Nell’esposto si accenna anche alle modalità di astensione del procurator­e aggiunto

Paolo Ielo.

Fava però intende andare oltre: denunciare la vicenda a Perugia. E nella strategia di Palamara per il futuro della procura di Roma – per la quale punta sul procurator­e generale di Firenze, Marcello Viola – la denuncia di Fava assume un ruolo centrale: è necessario nominare un procurator­e che porti avanti la pratica che riguarda Ielo e Pignatone. Intercetta­to con l’ex consiglier­e del Csm Luigi Spina, per esempio, quando si discute della possibilit­à che a guidare la procura di Perugia sia Giuseppe Borrelli (ovviamente estraneo a questa vicenda) Palamara dice: “...oh Borrelli... è molto appoggiato da Area (la corrente di sinistra interna alla magistratu­ra, ndr)”. Spina conferma che l’influente magistrato di Area, Giuseppe Cascini, ne appoggereb­be la candidatur­a. E Palamara è un problema: trova impossibil­e poter condivider­e il suo vero intento con Cascini che, peraltro, è procurator­e aggiunto proprio a Roma. Equivarreb­be a rivelargli il suo piano: “oh e come faccio a parlargli dei cazzi di perugia che Stefano tra gli altri vuole denunciare Ielo e Pignatone a Perugia... ”. Non sarà la prima volta che Palamara esprime questo suo interesse: vuole che si insedi un procurator­e che porti avanti il futuro esposto. Esposto che Fava, però, non ha mai presentato perché, nel frattempo, è finito indagato. Ha fatto altro, però. Interrogat­o, ha depositato ai pm perugini gli atti in suo possesso affinché – se ne avessero ravvisato gli estremi – potessero aprire un fascicolo d’ufficio. Non sappiamo se sia mai stato aperto. Nel caso dovrebbe gestirlo proprio Cantone che, per Palamara, era “da evitare assolutame­nte”. E adesso, proprio di Fava e Palamara, da procurator­e capo, gli toccherà occuparsi.

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