Gad e Marco: grazie per il confronto su Indro
Buongiorno Gad e Marco, è solo un ringraziamento, il mio. Avete affrontato il dibattito su Montanelli da punti di vista diversi, citando fonti e avvenimenti, esprimendo giudizi anche opposti e lasciandoci liberi di riflettere e farci un nostro parere. Senza nulla da dover difendere se non la ricerca della verità, consci che mai la raggiungeremo appieno, ma non per questo meno determinati a perseguirla. Un affettuoso benvenuto a Gad, un caro saluto a entrambi.
Caro direttore Travaglio, caro Lerner, ho letto i vostri due pezzi su Montanelli, che, ne sono certo, li avrebbe apprezzati entrambi. Sono più vicino a quello scritto da Gad, ma trovo logico e condivisibile anche quello di Marco. Ma la cosa che più mi ha entusiasmato (sono un abbonato della prima ora) è leggere due pezzi piacevoli, lisci, da gustare leggendoli. Beh, “l’acquisto” di Lerner dà sicuramente lustro al Fatto (c’è sempre bisogno di giornalisti così): devo rendere merito a Travaglio e come sempre al grande Padellaro.
Gentilissimo Direttore, ho appena terminato di leggere il suo confronto con Lerner su Montanelli e non ho resistito all’urgenza di complimentarmi con entrambi. Non so se era voluto sin dall’inizio, ma che quello che si annunciava in prima come un confronto è divenuto una delle migliori fotografie dimontanelli che abbia avuto modo di leggere. Non antitesi, ma sintesi ... Cavolo! come mi piace questo quotidiano!!! Complimenti, e Gad, non ci lasciare!!!
Gentilissimo Direttore, il suo articolo e quello di Gad Lerner su Montanelli sono uno dei motivi per cui, con grande piacere, sono abbonata a Il Fatto. Poter accedere a una stampa libera e a opinioni differenti, che mi consentono di formulare poi un’idea personale, è una grande risorsa. Se Montanelli, come lei dice, ne ha in parte il merito, sento di ringraziarlo anche io. Ps: non posso più fare a meno delle vignette di Natangelo!
Complimenti al Fatto per avere assunto un grandissimo giornalista come Gad Lerner. Gli articoli di Travaglio e Lerner su Montanelli sono l’ennesima prova che siete (siamo) un giornale libero, fatto da grandissimi giornalisti.
Carissimi Travaglio e Lerner, vi mando un “Grazie!” grande come una casa per il vostro confronto su Montanelli: bellissimo, nel merito e nel metodo. Una bella discussione su temi alti ma non elitari, con ragioni non strumentali: come ne sentivo la mancanza. Anch’io, nel mio microscopico, “cercherò di non cadere nella trappola” di parteggiare, per il semplice motivo che (secondo me) hanno ambedue delle ragioni che possono convivere. E convincere. Che bello se (a sinistra?) si potesse tornare a discutere in questo modo.
Veder scrivere due penne libere, come Lerner e Travaglio, su Il Fatto Quotidiano, mi inorgoglisce per la decisione presa nell’agosto del 2009 di abbonarmi “sulla fiducia” a quello che è diventato il nostro giornale. Da allora vi ringrazio ancora.
Ho molto apprezzato i due articoli incrociati di “due cavalli di razza” del giornalismo italiano: Gad Lerner e Marco Travaglio. Articoli interessanti ed esaustivi su questo nuovo modo di “fare politica” distruggendo... Assurdo! Come se si decidesse, seguendo lo stesso principio, di bruciare le opere di Hitler, distruggere i monumenti eretti durante il fascismo, oppure bombardare il Colosseo perché lì hanno trucidato migliaia di cristiani! Tale idea mi ricorda molto l’atteggiamento dei talebani nei confronti dei monumenti non in linea con le loro ideologie estremiste! Barbarie culturale e negazione, nel bene e nel male, della propria identità storica. Buon lavoro e auguri per il “nostro” nuovo Fatto !
Appena letto i vostri carteggi su Montanelli, ho ricordato mio zio, militare di carriera che nel 1936 partì per l’etiopia. A noi giovani nipoti amava raccontare le sue avventure africane: “Chissà quanti figli ho lasciato... ovunque andassi mi facevo qualche bella! Bei tempi”, diceva. Lungi da lui pensare di essere un razzista, ma certamente era stato un conquistatore e come tale si era comportato. Questo per dirle che molti italiani,uomini e donne, in quell’epoca la pensavano come mio zio e ritenevano giusto considerarsi “superiori”. Basti pensare quando per le strade cittadine dell’epoca facevano girare l’effigie del Negus in gabbia fra il dileggio della folla. Anzi, mi pare che Montanelli si sia comportato con più dignità e rispetto di quanto fece mio zio... In età adulta mi sono vergognata di mio zio, e penso che se vogliamo combattere il razzismo dobbiamo smetterla di ignorare il caporalato e lo sfruttamento dei poveri diavoli piuttosto che prendercela con le statue! Vostra lettrice di questo splendido giornale dal primo giorno.