Il Fatto Quotidiano

Strage Thyssen, in semilibert­à i manager tedeschi

- ELISA BENSO

Come temevano i familiari delle vittime della Thyssen, i manager tedeschi non faranno il carcere pieno, ma avranno diritto al lavoro esterno. Staranno in prigione di notte, ma di giorno potranno uscire. Lo ha stabilito il tribunale di Essen riguardo a Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, accusati di omicidio colposo e condannati per le morti di Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino e Antonio Schiavone. Erano gli operai della Linea 5 e persero la vita a causa dell’incendio divampato nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 2007.

È stata la procuratri­ce generale Annette Milk, ieri, a confermare a Radio Colonia la notizia della “semilibert­à” per i due tedeschi. La “offener Vollzug”, la misura che consente di uscire dal carcere per andare a lavorare, è concessa in Germania ai detenuti nel caso in cui non vi sia pericolo di fuga, reiterazio­ne del reato e recidiva. I manager della Thyssen potranno godere anche di altri benefici: facilitazi­oni per la socialità interna al carcere e possibilit­à di fare sport all’interno dell’istituto. “Non commento”, ha detto il procurator­e generale di Torino, Francesco Saluzzo, che fino a pochi giorni aveva ricevuto da Eurojust rassicuraz­ioni scritte sulla misura del carcere per i condannati. Delusione e rabbia da parte dei familiari delle vittime. “Non è possibile, non dovevano accettarlo”, commenta Rosina De Masi, mamma di Giuseppe, che aggiunge: “Verremo in Germania, ce lo devono dire in faccia. Lo sapevo che sarebbe finita così, assassini”.

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