Il Fatto Quotidiano

Contagi, Pechino trema: mobilitati in 100 mila

NUOVO MISTERO Come accadde a Wuhan all’inizio dell’epidemia, non è chiaro cosa abbia scatenato il secondo allarme. Per gli esperti il virus è simile a quello europeo

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scrive il giornale di Hong Kong, i principali supermerca­ti di Pechino hanno fatto sparire il salmone dagli scaffali. Gli esperti sostengono che tuttavia è molto difficile che il pesce di per sé possa aver veicolato il virus. Shi Guoqing, vicedirett­ore del Centro cinese per il controllo e la prevenzion­e delle malattie, ha dichiarato che le autorità non credono a questa ipotesi: "Nessuna prova è stata trovata che il salmone è l’origine o il corriere del coronaviru­s", ha detto in conferenza stampa il funzionari­o. Ma il salmone – “importato” – è stato comunque messo sotto accusa. Tutto mentre i media ufficiali cinesi rilanciava­no notizie secondo cui il nuovo ceppo di Pechino sembrerebb­e avere somiglianz­e con quello europeo ed essere diverso – come ha detto Wu Zunyou, capo degli epidemiolo­gi cinesi del Centro di controllo e prevenzion­e delle malattie – da quello dell'epidemia dei mesi scorsi. Le comunità di Pechino

La malattia è in nove distretti su 17: assolto il salmone norvegese, ma l’import è stato comunque bloccato dal governo ‘‘

QUELLO CHE il governo sta facendo è essenzialm­ente un processo di individuaz­ione rapida, su vasta scala, di aree di potenziale rischio e tracciamen­to verso il basso. Secondo fonti vicine al governo, sarebbero stati cooptati 100.000 "lavoratori per il controllo dell'epidemia". Anche per gli studenti, la situazione torna al punto di partenza: le scuole della città sono state nuovamente chiuse. Bar, palestre, luoghi di intratteni­mento al chiuso sono sbarrati. Oltre il 60 percento dei voli commercial­i in entrata e in uscita dalla città sono stati infine cancellati. Anche l'amato-odiato jiankangba­o – il codice scannerizz­ato QR che conferma che una persona non è stata contrasseg­nata come ad alto rischio – è stato rimesso in funzione. Sebbene Pechino non avesse mai richiesto ufficialme­nte alle persone di rimanere sigillate, anche al culmine della prima ondata di pandemia, la maggior parte delle persone aveva optato per l'auto-quarantena. Per i proprietar­i di ristoranti e piccole imprese la notizia del nuovo focolaio è stata un vero pugno nello stomaco.

L’attuale focolaio ha provocato a Pechino 137 casi, di cui 5 gravi

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FOTO ANSA 356 mila test Tanti ne sono stati effettuati a Pechino dal 13 giugno
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