Il Fatto Quotidiano

Le mejo battute di Albertone nei ricordi dei nostri lettori

Dal “Vedovo” al “Marchese del Grillo”, dalle canzoni popolari ai siparietti televisivi, le irriverent­i citazioni di Sordi scelte dalla grande famiglia del “Fatto Quotidiano”

- CARLO STEVAN, ANTONELLA GAGGIOLI, ELENA CALOGERO COSIMO PAGLIARA ALESSANDRO BRESSANELL­O ROBERTO PICELLI ALDO BOMBARDI VITTORIO BARBIERI PIERSTEFAN­O DURANTINI MAURO CHIOSTRI SERGIO LANDI ALDO PETILLO YURI MOZETIC MADDALENA SIPORSO, BRUNO MANIGA MARIO FANTA

Alla vigilia del 1900, insomma, quanto era stato descritto da Jensen per ilmedioevo si ripeteva; e la menzogna, le stupidità e le follie di massa facevano a pezzi come allora la ragione e la verità.

AMICO DI SIGMUND FREUD, che si ispirò a una sua novella, Gradiva, per l’indagine psicoanali­tica sull’arte, Jensen aveva raccontato l’assalto al ghetto della città di Colonia, a metà del 1300, mentre infuriava la peste nera, e la distruzion­e di quella che era la più grande comunità israelitic­a della Germania. La pestilenza ave

Grazie ai lettori per essersi uniti calorosame­nte al nostro omaggio ad Alberto Sordi nel centenario della nascita. Qui pubblichia­mo alcune delle battute che ci avete segnalato.

“Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo”. ( Il marchese del Grillo)

“Chi va co’ la corente è ’n’ baccalà/ Io so’ salmone e nun me mporta gnente/ A me me piace anna’ contro corente...”.

( Te c’hanno mai mannato)

Sordi ubriaco: “Elena, perché fuggire? Non sono mica un lebbroso”.

( Una vita difficile)

“- Come andiamo signora Paoloni?

- Male!

- Vede che migliora, ieri ava alimentato in molti cattolici l’o ss e ss i on e della “Fine dei Tempi”, scatenando l’ i n d i v iduazione di un untore, ossia di un colpevole, identifica­to nell’ebreo, “uccisore di Nostro Signore Gesù Cristo” e “avvelenato­re dei pozzi”.

Gli ebrei di Colonia non era mai stato tradotto in italiano. Esce dunque ora, per la prima volta, grazie alla Biblioteca del Vascello- Robin, in una elegante edizione curata da Claudio Salone. È un romanzo, quello di Jensen, che anticipa, con una notevole preveggenz­a e una straordina­ria lucidità di visione storica, ciò che sarebbe avvenuto in Germania negli anni Trenta-quaranta con Hitler e il nazismo. Nello stesso tempo è una narrazione che ci è vicina proprio adesso, in questi mesi di novelle pandemie, di fronte al mai tramontato razzismo, al cospetto dell’eterno ritorno dell’antisemiti­smo. La lezione di Jensen, tuttavia, il suo messaggio imperituro, come avverte Salone nell’introduzio­ne al romanzo, richiamano l’amore e la solidariet­à dei perseguita­ti, “che talvolta riescono a valicare gli steccati che la Storia ha innalzato tra di loro, nel riconoscim­ento di un destino comune, illuminato dalla Luce della Ragione”. veva detto malissimo!”.

( Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzion­ata con le mutue)

“Lavoratori!!!”. ( I vitelloni)

“Colonnello, i tedeschi si sono alleati con gli americani!”.

( Tutti a casa)

Sordi annaffia, con la pompa dal terrazzo, i tifosi della Lazio che passano sotto casa sua: “Ah profughi! ’anvedi ’sti sfollati, ah zozzi laziali, tiè beccateve questa!”.

( Il marito)

“Senz’altro bocciato!”. ( Totò e i re di Roma)

“- Caro Aronne Piperno, bello l’armadio... bella ’a buaseri’... ma io nun te pago.

- In che senso, Eccellenza?

- Ner senso che io nun caccio li sordi e tu nun li piji!”.

( Il marchese del Grillo)

Inter vistatore: “Ma lei perché non si è mai sposato?”.

Sordi: “Ma che sei matto? Te metti una estranea in casa...?!”.

( Da un’inter vista)

Alberto Sordi e Mike Bongiorno, ultrasetta­ntenni, ospiti in tv. Bonolis a Sordi: “Maestro, ma lo sa che quest’anno Mike farà un’escursione al Polo nord? Non è lodevole? Lei cosa farà?”.

Sordi: “No, io niente, è che c’ho la sciatica. Del resto che vuoi fare, a st’età o te pija alla testa o te pija alle gambe”.

( Chi ha incastrato Peter Pan , in tv)

“Te c’hanno mai mannato a quel paese/ Sapessi quanta gente che ce sta/ Er primo cittadino è amico mio/ Tu dije che te c’ho mannato io/ ... Magari qualche amico te consola/

Così tu fai la scarpa e lui te sola/ Io te ce manno sola...”.

( Te c’hanno mai mannato)

“Ormai hai ventun’anni, è tempo che tu sappia di chi sei figlio”.

( Un americano a Roma)

“Cocorì, this is for you!”. ( Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata)

“Remember, fata bionda...”. ( Il segno di Venere)

“Ma cusa fa chi a Milan cun stu cald?”.

( Il vedovo)

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“Te c’hanno mai mannato a quel paese/ Sapessi quanta gente che ce sta/ Er primo cittadino è amico mio...”

“Che aria balsamica! Siamo nello Stretto! Andiamo sul ponte, vedete, guardate l’isola del sole e dei Ciclopi, cantata da tutti i poeti del mondo. Guardate lì il più grande elettrodot­to del mondo che unisce il continente, e domani anche il Ponte! Guardate, quella è la città di Messina, si può sentire il profumo delle arance, dei limoni... Uora Uora arrivò u ferry boat!!!”.

( Il mafioso)

Il soldato Sordi piangendo, sorpreso dalla ronda con un prosciutto sotto il mantello: “Cosa c’ho? A gobba c’ho”.

( L’allegro squadrone)

“A Montaldí... e nun t’avventà come ’n drogato!”.

( Una botta di vita)

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