• Settis Dove mettere le statue
Concordo pienamen te con quanto ha scritto Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano del 16 giugno: le statue controverse del nostro tempo non vanno distrutte, semmai spostate in Museo. Vorrei solo aggiungere l’esempio dalla civilissima Toscana.
Nella piazza principale di Pietrasanta sorge ancora il monumento all’ul ti mo granduca di Toscana, Leopoldo II di Asburgo-lorena. Gli fu eretto nel 1848, in un momento di popolarità del granduca, e i bassorilievi della base rappresentano le sue benemerenze: la promozione del commercio, la fondazione della Scuola d’arte, la bonifica della pianura ( lo scultore era Vincenzo Santini). Quando il Granducato fu annesso all’italia nel 1859, si discusse nel Consiglio comunale se abbattere la statua, ma fu deciso di lasciarla al suo posto, aggiungendo alla base un’iscrizione, ancor oggi leggibilissima, che riporta la deliberazione dell’assemblea Toscana.
L’assemblea “dichiara che la dinastia austro- lorenese la quale nel 27 aprile 1859 abbandonava la Toscana, senza ivi lasciar forma di governo e riparava nel campo nemico, si è resa assolutamente incompatibile con l’ordine, e la felicità della Toscana; dichiara che non vi è modo alcuno per cui tale dinastia possa ristabilirsi, e conservarsi senza oltraggio alla dignità del paese, e senza offesa ai sentimenti delle popolazioni, senza costante e inevitabile pericolo di vedere turbata incessantemente la pace pubblica, e senza danno d’italia; dichiara conseguentemente non potersi né richiamare, né ricevere la dinastia austro-lorenese a regnare di nuovo sulla Toscana.”. Lasciando la statua al suo posto, ma aggiungendovi parole come queste, si salvaguardarono saggiamente due momenti storici, la massima popolarità di quel sovrano e il momento in cui dovette abbandonare per sempre il trono. Le autorità del Regno d‘italia lasciarono fare e la statua resta lì.
Qualcosa di simile successe a Livorno, dove una prima statua di Leopoldo II era stata abbattuta nei tumulti del 1849, ma la seconda statua, commissionata a Emilio Santarelli poco dopo, è ancora nella piazza dove fu allora posta. Ma con l’aggiunta di un’iscrizione che riporta i risultati del plebiscito per l’annessione della Toscana al neonato Regno d’italia (quasi 400.000 voti favorevoli, 15.000 contrari), e dunque la fine del Granducato. Per giunta, dal 1946 quella si chiama piazza della Repubblica, registrando nel nome anche la fine di un’altra dinastia regnante, i Savoia.
A Livorno come a Pietrasanta, le statue ancora sui loro piedistalli in piena città ricordano un granduca, ma soprattutto la sovranità del popolo che lo depose in assemblea e decretò la fine della sua dinastia e l’avvento dell’italia unita. Quei nemici dei Lorena si mostravano assai più sicuri di sé e del proprio futuro di chi oggi decapita Cristoforo Colombo.
IN TOSCANA LE EFFIGI DEI REGNANTI HANNO SUL PIEDISTALLO PURE LE PAROLE DEL POPOLO