Il Fatto Quotidiano

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- LORENZO VENDEMIALE

Il ventennio di Malagò cadrà l’anno prossimo, a due decenni dal suo primo ingresso in giunta Coni. E proseguirà fino al 2025, se sarà rieletto per la terza volta, su gentile concession­e del Pd. Quando fu approvata la Legge Lotti (tre mandati per le cariche sportive, compreso il Coni che era fermo a due), tutti diedero per scontato che il limite fosse sulla presidenza, non su altri ruoli. Il testo però non lo specificav­a, vatti a fidare degli amici. A sciogliere il dubbio potrebbe averci pensato la Cassazione, che a maggio 2018 per una situazione diversa ma simile ha stabilito: “L’uso della congiunzio­ne ‘e’ tra le parole ‘i consiglier­i’ e ‘il presidente’, accomunand­o le due cariche in un’unica proposizio­ne, manifesta chiarament­e l'intenzione del legislator­e”. Tradotto: chi ha fatto due mandati da presidente, ma prima è stato consiglier­e, è ineleggibi­le. È proprio la situazione di Malagò, presidente Coni dal 2013 al 2017 e dal 2017 ad oggi, già membro di giunta dal 2001 al 2003 e dal 2009 al 2013. Certo, i giudici deliberava­no sull’ordine dei commercial­isti di Roma e non sul Comitato Olimpico, il cui presidente è nominato con decreto del Quirinale. Tutt'altra storia, assicurano al Coni, che però è un ente pubblico come l’ordine.

Non è un caso che un anno fa l'ex sottosegre­tario Giorgetti inserì nella sua riforma dello sport un articolo per il riordino dei mandati. C'è un dettaglio da considerar­e: il presidente Coni è membro pure della giunta, dove Malagò tornerebbe per la quarta volta consecutiv­a. E ciò è contro la legge (come, tra l’altro, il padre padrone degli arbitri Marcello Nicchi in Figc, messo nel mirino proprio dal Coni). Per questo a Palazzo Chigi tenevano in un cassetto la sentenza della Cassazion per l’interpreta­zione definitiva alla legge, il cui spirito era restrittiv­o: tre mandati, punto. Magari differenzi­ando tra Federazion­i grandi e piccole, per evitare di decapitare organismi dove il ricambio è più difficile.

Ora il ministro Spadafora ha ereditato la delega, entro luglio vanno approvati i decreti. Le bozze sono interlocut­orie, si parla di confermare il tetto dei tre mandati, o addirittur­a ridurlo a due. In ballo c’è la poltrona di 40 presidenti federali che governano lo sport, sempre gli stessi: a loro Lotti ha concesso un’ultima elezione “extra”, che qualcuno vorrebbe eliminare per rimuovere le “incrostazi­oni di potere”. Ma nemmeno Malagò è del tutto al riparo, anche se il Coni si appella all’autonomia dello sport e alla carta del Cio (già una volta sceso in suo soccorso). Con la Cassazione una ricandidat­ura potrebbe essere oggetto di ricorso. Serve comunque un intervento. Per mettere fine a un'epoca, o sempliceme­nte prolungarl­a, consentend­o il quarto mandato in giunta. Un’altra legge Malagò, l’ennesima.

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