WOODCOCK DOPO L’ASSOLUZIONE: IL CSM FA SENTENZE O DÀ SEGNALI?
Può un giudizio disciplinare rappresentare un “se gn al e” pe r questo o quel magistrato? No, poiché siamo di fronte a un vero e proprio giudice e una sentenza a tutti gli effetti. Sarebbe come domandare: può un imputato per omicidio essere assolto o condannato per dargli un “segnale”? È tutto fin troppo ovvio. Eppure tocca discuterne, alla luce dell’assoluzione che il Csm, dopo il rimpallo con la Corte di Cassazione, ha dovuto sancire due giorni fa per il pm Henry John Woodcock. La domanda è inevitabile se, a parlare di “segnale”, è proprio Luca Palamara, componente della sezione disciplinare – ma non del collegio che lo condanna – che il 4 marzo 2019 infligge awoodcock la sanzione della censura.
Il pm viene condannato per i suoi “virgolettati” sull’inchiesta Consip apparsi nell'intervista pubblicata su Repubblica da Liana Milella nel 2017. Milella sostiene dinanzi al Csm di aver tradito la fiducia di Woodcock pubblicando senza autorizzazione lo scambio di battute con il pm. Però il Csm la considera comunque una “grave scorrettezza” nei confronti del procuratore di Napoli Nunzio Fragliasso e dei pm romani che hanno ereditato l'inchiesta.
C’è però un’altra accusa: Woodcock e la pm Celeste Carrano avrebbero violato i doveri di “imparzialità, correttezza e diligenza” per aver interrogato l’ex consigliere economico di Palazzo Chigi, Filippo Vannoni, in qualità di testimone e quindi senza l’assistenza di un avvocato. Sulla base degli stessi atti, a Roma, Vannoni è stato invece considerato un indagato. Sul punto Woodcock e Carrano vengono assolti.
Su queste premesse s’incentra una conversazione via chat tra Luca Palamara e Nicola Clivio, che non fa parte del collegio giudicante ma conosce la questione poiché, come Palamara, ne è stato relatore nella consiliatura precedente.
Il 4 marzo 2019, quando Woodcock viene condannato, Clivio sostiene che si sia trattato di una “scelta politicamente corretta” e – accogliendo favorevolmente il verdetto – sottolinea: “Indagine salva”. Sostiene che, con l’assoluzione di Woodcock e Carrano sull’interrogatorio di Vannoni, si è evitata la sovrapposizione del procedimento disciplinare con l’inchiesta penale Consip ancora in corso. E Palamara sottolinea: “Però segnale per lui (Woodcock, ndr)”. Clivio sostiene che sia stato condannato per il “fatto meno grave” e Palamara conferma: “Sì, questo è vero”.
Ma c’è di più. Clivio sa già perfettamente come andrà a finire. Sulla base della sua conoscenza degli atti profetizza che la condanna non reggerà in Cassazione. E neanche l’assoluzione, che ritiene altrettanto debole. E così dà per certo che “il fascicolo tornerà al Csm dopo l’annullamento” precisando che però, in quel momento, probabilmente non ci sarà più “il problema della sovrapposizione all’indagine”. Clivio la imbrocca a metà. La Cassazione non annulla l’assoluzione, ma soltanto la condanna, cioè proprio la parte che Palamara definisce il “segnale” per Woodcock ed è “meno grave”.
E allora: può una sentenza disciplinare essere definita – degradandone la funzione – un “segnale”? Se così fosse, saremmo di fronte a un’ipotesi devastante: espropriare un organo giurisdizionale, previsto dalla Costituzione a difesa dell’intero assetto democratico, di una sua funzione essenziale. L’esproprio starebbe nel travestire da sentenza un “segnale”. Non siamo noi a ritenere che sia accaduto questo. Anzi. Vogliamo tenacemente credere il contrario. E la Cassazione avrebbe comunque ristabilito l’ordine delle cose. Ma è Palamara a dirlo. E Clivio non obietta. Quindi siamo costretti a porre la domanda: fu un “segnale”? E che cosa s’intendeva segnalare?
GIÀ NEL 2019 IN UNA CHAT DI PALAMARA SI PROFETIZZA L’ASSOLUZIONE DEL PM DI NAPOLI