NELL’ERA WEB SI ANNEGA NEL NON SAPERE
, ANCORA una volta, l’altra faccia del progresso può riservare nuovi problemi. Chi fa parte della generazione che andava a far ricerca bibliografica nelle biblioteche ricorda quanto tempo impiegasse a raccogliere informazioni o scovare notizie scientifiche poco conosciute. La stesura di una tesi di laurea comportava settimane di lavoro certosino, fotocopie, sottolineature degli argomenti di interesse. Le biblioteche avevano il loro fascino, un’atmosfera ovattata, silenzio a tratti interrotto da bisbigli, sfregolio di fogli, dappertutto odore intenso di carta. Da un articolo si passava a un altro citato nel suo contesto, ammonticchiando volumi. Si sceglieva l’autore, l’anno. Oggi tutto questo non c’è più ed è sostituito da un clic. Si va su un motore di ricerca, si scrivono alcune parole chiave ed ecco che appaiono le informazioni correlate. Chi le sceglie? Chi ci fornisce alcuni dati e ne scarta altri? L’intelligenza artificiale. Un programma che si sostituisce alla nostra libertà di scelta. Siamo sicuri della sua imparzialità? No. Esistono agenzie che “vendono” i primi posti sui motori di ricerca e sappiamo anche che l’intelligenza artificiale può essere indirizzata verso alcune informazioni escludendone altre. È il problema che sta sorgendo sull’utilizzo della enorme produzione scientifica su Covid-19.
Il fatto è che vengono pubblicati così tanti lavori che gli scienziati vi “annegano” e tenere il passo, anche solo per essere aggiornati su uno dei vari aspetti del virus, risulta molto difficile. Lo afferma anche la prestigiosa rivista
Science nell’articolo “Scientists are drowning in COVID-19 papers. Can new tools keep them afloat?” (Gli scienziati stanno annegando nelle pubblicazioni su Covid 19. I nuovi strumenti possono tenerli a galla?). Si ripropone impellente il problema della libertà d’informazione che in questo mondo sembra sempre più camuffarsi dietro allettanti mezzi tecnologici.