Virus, pallettate contro Djokovic
Nole aveva organizzato l’adria Tour, un torneo itinerante a scopo benefico: di per sé lodevole, ma senza precauzioni si sono contagiati tutti, dai giocatori ai coach
In campo, se sta bene, è capace di non sbagliare mai. Per ore e ore. Muro di gomma infaticabile, mentalità da dominatore, approccio da tiranno. Un robot senza pietà. Fuori dal campo Novak Djokovic sa essere simpatico, soprattutto a favor di telecamera: le imitazioni, le gag, le belle parole. Efferato con gli avversari, guascone quando c’è da esserlo.
CAMPIONE
tra i più grandi di sempre della storia del tennis, Nole soffre il fatto di avere pochi tifosi in relazione al suo prodigioso palmares. Accadeva anche a Lendl, il diversamente simpatico per antonomasia, a cui per certi versi somiglia. Di sicuro, dopo il disastro che è riuscito a combinare con l’adria Tour, i detrattori cresceranno. Djokovic aveva avuto l’idea, in sé lodevole, di organizzare un torneo itinerante a scopo benefico, che la scorsa settimana ha fatto tappa a Zara. Un modo per ripartire, per dare un segnale, per fare del bene. Bello. E nessuno certo mette in dubbio le intenzioni del fuoriclasse serbo. Solo che lui ha sbagliato tutto. Ma proprio tutto. A partire dall’organizzazione, tutta incentrata sul non prendere precauzione alcuna anti- Covid. Quasi che, nell’impostazione, Djokovic si fosse lasciato dettare la linea dal mitologico conducator Antonio Pappalardo. Tutti gli incontri si sono disputati a porte aperte ( complimenti!), tra Serbia e Croazia.
Durante l’adria Tour, di fatto, ognuno faceva come la Casa della Libertà in quel vecchio sketch di Corrado Guzzanti: ovvero quello che gli pareva (lo sketch era più esplicito, lo so). I risultati sono stati ovviamente devastanti: si sono contagiati praticamente tutti. Tra domenica e lunedì è toccato a Grigor Dimitrov, Viktor Troicki e Borna Coric. Tutti positivi al Covid-19. Poi è stata la volta di Kristijan Groh, allenatore che fa parte del team di Dimitrov, e Marco Panichi, preparatore atletico italiano di Djokovic. Ieri si sono sottoposti al tampone lo stesso Djokovic e sua moglie Jelena: positivi entrambi. Un successone.
“Tutto quello che abbiamo fatto nell’ultimo mese lo abbiamo fatto con intenzioni sincere e con il cuore puro”, ha esalato Nole. Per poi aggiungere: “Abbiamo organizzato questo torneo in un momento in cui la forza del virus stava diminuendo, credendo che ci fossero le condizioni per farlo”. Evidentemente Djokovic è un gilet arancione a sua insaputa. Oppure è l’unico lettore di Libero, il quotidiano che si prende (e ci prende) in giro sin dal nome e che – du e giorni fa – esultava in prima pagina per gli italiani al mare senza mascherine, “alla faccia dei mena grami ”. Tutt i neuroni vilipesi sul selciato.
Djoko è un tipo salutista, ma a modo molto suo. Segue una dieta gl u
ten-free , non tanto perché sia celiaco ma perché il glutine per lui incarna ilmale. Ad aprile ha detto che, se scopriranno un vaccino per il Covid-19, probabilmente non lo farà. Certo è fermamente contrario a renderlo obbligatorio. Oltre a seguire Pappalardo e compulsare Senaldi, è presumibile che Djoko sia anche l’unico elettore di Sara Cunial. Essendo rappresentante dei giocatori Atp, molti suoi colleghi hanno lasciato intendere di non essere granché tranquilli all’idea di essere tutelati da uno così. Gli ha fatto la ramanzina perfino Kyrgios, il bad boy del circuito. Quando si tornerà in campo – Coronavirus permettendo – ad agosto, Nole sarà l’uomo da battere. Come quasi sempre. Ma in questi giorni si è sconfitto da solo, e per giunta 6-0 6-0.
IL CAMPIONE È NO-VAX E GLUTENFREE, MA NON COVID-FREE