Il Fatto Quotidiano

Dopo il lockdown la corruzione riparte come prima

A giugno 14 operazioni

- Valeria Pacelli Twitter: @Pacellival­eria

Dopo mesi di pandemia, non ce ne siamo neanche accorti. Eppure nei primi 23 giorni di giugno sono finite sui giornali almeno 14 inchieste per corruzione, per lo più con misure cautelari. Hanno interessat­o tutta l’italia, da Lecce a Catanzaro, passando per Bari, Roma e Torino. Le manette scattate ieri a Milano per le tangenti sugli appalti dell’azienda dei trasporti hanno fatto riaprire gli occhi su quello che più di uno ha definito il cancro dell’italia: le mazzette. Nonostante una riduzione dei reati, tutti, a causa del lockdown( dal 1° al

31 marzo 2020 si è registrato un meno 66,6% dei delitti), la corruzione resta ben radicata nel tessuto sociale del Paese. Negli anni, ha solo cambiato pelle. Stando ai dati della Guardia di Finanza, nel 2019 sono state 3.800 le persone denunciate “per reati in materia di appalti, corruzione e altri delitti contro la Pubblica amministra­zione”, mentre riguardo ai sequestri, “nell ’ambito delle attività a tutela della spesa pubblica, sono stati eseguiti provvedime­nti ablatori per un importo complessiv­o di oltre 360 milioni di euro”.

IL MONDO DEGLI APPALTI

resta il core business: nel triennio 2016- 2019, secondo l’a n al is i dell’anac, “sono state 117 le ordinanze di custodia cautelare per corruzione (...) correlate in qualche modo al settore degli appalti”. Facendo una media si sono registrati arresti ogni 10 giorni. Tuttavia la tangente si è smateriali­zzata: non si gira più con valigette piene di soldi (ovviamente ci sono le eccezioni). Oggi basta molto meno denaro per ottenere ciò che si desidera e fanno più gola le assunzioni, i lavori a casa, i viaggi all inclusive. Neanche 20 giorni fa, per esempio, è stata arrestata una funzionari­a di un’asl leccese mentre riceveva una mazzetta di appena 850 euro. “Girano molti meno soldi rispetto a vent’anni fa”, constata un investigat­ore. Che rimarca anche una differenza geografica. “A Milano – aggiunge – la corruzione segue ancora gli standard classici: mazzette, appalto assegnato. A Roma questo reato ha assunto nuove forme, anche perché si tratta della città cuore politico del Paese”. Qui vi è una corruzione polimorfa, in cui le utilità variano: “Spesso si scambiano atti d’ufficio con altri atti d’ufficio. E poi c’è la corruzione per funzione, in cui ciò che si mette a disposizio­ne è il proprio ruolo, il potere”.

Il pubblico ufficiale, quindi, assume un ruolo centrale. Da l 2016 al 2019, sempre secondo i dati Anac, “sono stati 207 i pubblici ufficiali/incaricati di pubblico servizio indagati per corruzione”. Sono i dipendenti pubblici, i dirigenti, chi decide l’affidament­o delle gare di appalto o crea i bandi, spesso su misura del corruttore. E poi c’è l’organo politico: negli scorsi tre anni “sono stati 47 i politici indagati (23% del totale)”, ci sono sindaci, vice-sindaci, assessori e consiglier­i.

Il 2020 rispetto agli anni scorsi per forza di cose ha registrato dati diversi, ma la pandemia non ha spazzato via la corruzione, l’ha solo ridotta, per un periodo troppo breve per far tirare un sospiro di sollievo allo Stato.

IL “PREZZO” SOLDI, ANCHE POCHI, MA SOPRATTUTT­O ALTRE UTILITÀ

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