A 70 anni dall’invasione Pyongyang prepara i botti
trentenne. Il fratello, per rafforzarsi al momento di succedere al padre Kim Jong-il, mostrò determinazione, nel novembre 2010, facendo bombardare con 200 colpi di artiglieria l’isola sudcoreana di Yeonpyeong, causando la morte di almeno due soldati. La Corea del Nord ha appena completato l’installazione sulla frontiera di almeno 20 megafoni per la trasmissione di propaganda radiofonica e ha pure predisposto 12 milioni di volantini da lanciare sulla Corea del Sud, in risposta al lancio di volantini ostili sul proprio territorio da parte di dissidenti nord-coreani esuli al Sud. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Kcna, i volantini saranno trasportati da migliaia di palloncini aerostatici. L’avvio della rappresaglia di Pyongyang segue ripetute proteste contro le provocazioni attuate da quelli che il regime nordcoreano considera disertori e cui vorrebbe che Seul mettesse il bavaglio. “I preparativi per la più grande distribuzione di volantini di sempre contro il nemico – scriveva lunedì la Kcna – sono in fase di completamento. Le case editrici e tipografiche di tutti i livelli della capitale hanno prodotto 12 milioni di volantini per esprimere la rabbia delle persone e sono pronti oltre 3.000 palloncini di vario tipo in grado di disseminarli sul territorio sud-coreano”.
LE RELAZIONI TRA LE DUE Coree si sono fatte più tese negli ultimi mesi, forse anche come conseguenza di mancati sviluppi positivi dei tre incontri fra il dittatore Kim e il presidente Usa Donald Trump, di cui si era fatto mallevadore il presidente sud- coreano Moon Jae- In. Nelle ultime due settimane, la Corea del Nord ha fatto esplodere l’ufficio di collegamento inter-coreano a Kaesong; e ha comunicato il riposizionamento di sue truppe in aree smilitarizzate concordate con Seul nel 2018. Pyongyang vuole pure ripristinare i posti di guardia lungo il confine terrestre demilitarizzato (Dmz).