Susanna: Salvini in gonnella spara gaffe su gay e neri
Ve lo ricordate Corrado Guzzanti che canta Antonello Venditti, quel pezzo strepitoso sul Grande Raccordo Anulare? “E se nasce una bambina poi la chiameremo Roma”. Ecco, alla leghista Susanna Ceccardi e al marito Andrea Barabotti (altrettanto leghista) è nata una bambina e l’hanno chiamata Kinzica. Non è una vodka polacca, ma l’eroina che secondo una leggenda medievale avrebbe salvato la città di Pisa dall’invasione dei Saraceni.
Capito? Ceccardi è talmente intrisa di epica leghista e di retorica anti-islamica che sull’altare di queste sue passioni ha sacrificato il nome della figlia. La bimba magari la perdonerà, dopo tanti anni di psicanalisi. Ma Susanna è fatta così. È più salviniana di Salvini. È più donna, madre e cristiana della Meloni.
Sarà per questo che “il capitano” la vuole ovunque: l’ha lanciata in tv, l’ha vista trasformarsi nella prima sindaca leghista della rossa Toscana (a Cascina, provincia pisana), quando era vicepremier se l’è portata a Palazzo Chigi con un ricco incarico da 65mila euro l’anno, l’ha nominata commissaria locale del partito e poi l’ha fatta eleggere al Parlamento europeo (48mila preferenze, la più votata dei suoi in Italia centrale). Ma Ceccardi non finisce mai: sarà la candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Toscana.
FORSE È L’INVIDIA per questa carriera vertiginosa, ma confessiamo una difficoltà: non si riesce a capire il suo successo. Ceccardi è grintosa, ma non è che brilli. Una Salvini con i capelli lunghi e rossi e una propensione ancora più accentuata alle gaffe. Ne scoprirono il potenziale catodico Michele Santoro e Giulia Innocenzi: la giovane Susanna nel 2014 diventa ospite fissa della trasmissione Announo, su La7.
Tra i suoi contributi, una raffinata invettiva sui migranti: “Chi mi accusa di tenere più alla vita di un chihuahua che alla vita di un immigrato, non capisce che i chihuahua non sbarcano a migliaia sulle nostre coste”. Uomini come cani: davvero notevole. Si dirà che ai tempi era una ragazza ingenua, ma la sua retorica non è migliorata.
QUANDO Diventasindaco il suo primo pensiero è questo: “Non ho messo la foto di Sergio Mattarella nel mio ufficio, è un retaggio dell’ancien régime”. Poi si mette in luce per le battaglie anti gay, anti migranti, anti moschee. E per la spiccata sensibilità femminista. Il Ceccardi- pensiero è incantevole: “Penso che le manifestazioni contro la violenza sulle donne servano a poco. Di violenze ne subiamo tutti, ogni giorno. E magari le compiamo. La vio
lenza è parte dell’uomo e della donna, è parte della natura”. Darwin non avrebbe saputo dire meglio.
L’ILLUMINISTA DI CASCINAHA opinioni importanti anche sul divario tra nord e sud: “È normale che i medici calabresi guadagnino meno di quelli dell ’Emilia-romagna. Ci saremmo tutti stupiti negativamente se gli stipendi dei medici calabresi sarebb... fossero stati più alti. Bisogna applicare il principio meritocratico”. È noto che i problemi della sanità meridionale siano colpa di chi si fa il mazzo in corsia.
Il segreto di Susanna resta un mistero. L’abilità sui social? Crediamo di no. Quando Oliviero Toscani pronuncia la sua orrenda frase sul disastro di Genova (“A chi interessa che caschi un ponte?”), Ceccardi replica con un selfie in cui mostra un foglio bianco e la scritta: #anointeressa . Si perde una “i” per strada: il risultato è imbarazzante. Ancora più imbarazzante il maldestro sciacallaggio su Silvia Romano. Dopo la liberazione della ragazza milanese, Ceccardi pubblica su T
witter la notizia di un attentato di al Shabaab, il gruppo di terroristi somali che l’aveva rapita. “Vedo che i 4 milioni di euro pagati per il riscatto di Silvia Romano (una cifra ufficiosa e non confermata, n dr) sono stati subito messi a frutto”. Ma la notizia era vecchia di mesi, molto tempo prima che Silvia tornasse in libertà. Ceccardi tardivamente rimuove il tweet.
È una fake news. Ha imparato la lezione della Bestia: se sei capace a ringhiare, con quella bocca puoi dire ciò che vuoi.