Fantasie al potere
Inventata da Alfred Jarry nel lontano 1921, la Patafisica, o Scienza delle soluzioni immaginarie, sta trovando in Italia un’impetuosa rinascita. Ne è prova il metodo col quale il giornalismo e la politica hanno trattano due vicende di cui si discute molto in questi giorni.
LA PRIMA ORIGINA dalla pubblicazione sul quotidiano spagnolo Abc di un documento attribuito ai Servizi segreti venezuelani da cui risulterebbe un cospicuo pagamento ai Cinque Stelle. Si tratta di una falso piuttosto grossolano, come è facile constatare da un’indagine anche sommaria, e infatti in Italia viene subito smascherato. A quel punto direttori d’altri tempi avrebbero chiesto al corrispondente in Spagna di indagare sul motivo per il quale un giornale sonnacchioso come Abc, noto soprattutto per le sue appassionate recensioni delle corride, prenda sul serio una patacca di quelle proporzioni. Invece, la patafisica. Che i grandi giornali applicano in articoli e commenti congegnati all’incirca così: incipitadrenalinico come uno squillo di tromba sui
5Stelle finalmente smascherati; segue parziale frenata, il documento pare artefatto, forse, dicono, vai a saperlo; infine il rilancio, se però fosse vero… seguono ipotesi immaginarie e apocalittiche, i
5Stelle travolti dalla vergogna,
Grillo grigliato, Conte finalmente minimizzato… In guisa di confessioni accompagnano i testi le dichiarazioni pregresse di pentastellati di scuola cubana, tipo:
“Maduro è un patriota come i talebani, Juan Guaidó vorrebbe governare solo perché ha dalla sua la legge”.
Mol t o cub a n o è anche quell’affollarsi di titoloni e opinionisti per far la festa a Grillo: ricorda gli actos de repudio a L’Avana. Funziona così: se vi sta sulle scatole un dissidente, o semplicemente volete soffiargli l’appartamento, riunite una dozzina di amici davanti alla porta di casa e schiamazzate giorno e notte contro il gusano, il verme, finché quello non trasloca. Così la revolución è salva e voi potete trasferirvi in un bicamere decente.
Nella seconda vicenda il gusano è il premier Conte, anch’egli non privo di una vena patafisica. Da cinque anni i governi italiani chiedono, anzi “esigono”, che al Sisi ci faccia sapere cosa è successo a Giulio Regeni. In altre parole si vorrebbe che il dittatore egiziano metta a verbale quanto segue: ora che ci penso, Regeni l’hanno ammazzato i miei, faceva troppe domande e pensavamo fosse una spia; l’abbiamo torturato per giorni e alla fine era ridotto così male che non potevamo riconsegnarvelo; così l’abbiamo soppresso; e – perbacco, adesso mi ricordo – poi ho fatto uccidere anche cinque miei sudditi per allestire una messinscena e scaricare su di loro l’omicidio. Ora, tutti sanno che la verità è questa, ma dirlo non si può. Però un conto è tacere, un altro è fingere di “esigere” la verità dal capo degli assassini: soluzione immaginaria, dunque pura patafisica. Che Conte interpreta in un suo modo intimista e personale: racconta di aver parlato parecchie volte di Regeni con al Sisi “guardandolo negli occhi”, ma senza riuscire a cavargli nulla.
Poiché il Pd e la sua stampa adesso considerano il premier corresponsabile dello stallo, si aprono alla patafisica nuovi orizzonti. Intima al premier l’onorevole Quartapelle, che nella sua terza pelle era responsabile della politica estera del Pd e non obiettava quando Renzi proclamava al Sisi “salvatore delmediterraneo”: “O noi riusciremo a far pesare il nostro Paese nelle relazioni con l’egitto o saremo un Paese che verrà preso in giro da tutti gli altri”. Direi la seconda.
NEL NOSTRO PAESE, PIÙ CHE IN ALTRI, REGNA LA “SCIENZA DELLE SOLUZIONI IMMAGINARIE”