Il Fatto Quotidiano

“Coltelli, coppe di veleno e altre storie di Strega”

- ▶ TRUZZI

Interrogat­o su fatti e misfatti del Ninfeo, l’intervista­to spiegò con l’abituale franchezza: “La bellezza del Premio Strega è che è fondato sul tradimento”. E alla domanda “Mandava i suoi collaborat­ori a convincere le vecchie signore a votare per voi?”, rispose: “Delle vecchie signore mi occupavo personalme­nte, erano la mia specialità”. Gian Arturo Ferrari, gran signore dell’editoria italiana (una lunga carriera a Segrate con un paio di parentesi in Bollati Boringhier­i e in Rizzoli) ha appena concluso il Grand tour dello Strega: è uno dei sei finalisti dell’edizione 2020 con

Ragazzo italiano (Feltrinell­i).

In quell’intervista del 2014 disse: “Nella sua storia, lo Strega ha sbagliato poco e solo per omissione: alcuni dei più importanti scrittori – Calvino, Gadda, Pasolini – non hanno ricevuto il premio. A parte questo, secondo me ci ha quasi sempre azzeccato”. Continuerà a essere vero anche se non vincerà lei?

Ma certo! Partecipo con estremo piacere e parecchia determinaz­ione. So di essere, come certe primipare, un esordiente attempato.

Il premio è sempre il palio di Siena dell’editoria, fondato sul tradimento?

Era, e in parte è ancora, un premio assegnato tra pari. Visto che ci conosciamo tutti tra di noi, è naturale che ognuno riceva pressioni da tutti i concorrent­i. C’è chi è sincero e dice chi vota davvero e chi promette preferenze che non si sogna nemmeno di dare.

Sempre lei: “Ho introdotto la fondamenta­le distinzion­e tra voti sicuri e voti non sicuri. Su alcuni ci si poteva giurare, su altri c’erano vaghe possibilit­à. Tutta la politica andava fatta sui primi, per consolidar­li oltre ogni dubbio”. È ancora così?

Sì, guai a illudersi che tutti quelli che ti promettono il voto poi lo danno realmente. Ma anche quella sui “voti sicuri” è una valutazion­e e come tale suscettibi­le di errori. A questa distinzion­e sottende un principio di cautela, cui nei paraggi di Villa Giulia è bene attenersi.

Negli ultimi anni sono stati introdotti correttivi per limitare lo strapotere dei grandi: funzionano o sono una foglia di fico?

Il cambiament­o fondamenta­le è stato nel sistema di elezione: dalla scheda fisica si è passati al voto elettronic­o, che quest’anno per via del Covid sarà obbligator­io. Un cambiament­o decisivo perché impedisce il possesso materiale della scheda. Oggi, poi, si possono dare tre preferenze nella prima votazione e nella fase finale una sola. Questo complica i calcoli: nella prima fase ognuno dà un voto “principale” e due “accessori”. Arduo capire come sono distribuit­i… E poi ci sono i voti “anonimi” dall’estero e dei lettori scelti da alcuni librai.

Quindi i rimedi funzionano?

Il potere dei grandi gruppi dipendeva da diversi fattori. Per esempio Maria Bellonci era un’autrice di Mondadori, come molti tra gli Amici della domenica... Oggi la più potente è Einaudi.

Che ha due autori in finale:

bizzarro, no? È già successo. Ora la scelta di partecipar­e è più degli autori che degli editori: non c’è più il candidato di bandiera. Gli scrittori hanno acquistato più autonomia. Oggi più che le case editrici hanno influenza i quotidiani. R e p u b bl i c a a ppoggia Gianrico Carofiglio, il

Corriere Sandro Veronesi.

Nell’89 si è battuto come un leone contro Le Nozze di Cadmo e Armonia, che era sostenuto da Anna Maria Rimoaldi, direttrice della Fondazione Bellonci.

Anna Maria appoggiava Roberto Calasso, che aveva un ampio favore. Noi avevamo Pontiggia con La

grande sera e ce l’abbiamo fatta. Ma è stato un caso: raramente ha vinto un titolo non sostenuto da Anna Maria. Allora al Ninfeo c’era davvero il palio di Siena, erano notti di coppe di veleno, accoltella­menti dietro le spalle… Oggi, anche grazie a questi tour che si fanno insieme, sulla guerra per bande prevale lo spirito di corpo degli scrittori. E il tentativo, attraverso il Premio, di allargare la platea dei lettori. È strano fare campagna elettorale per Feltrinell­i e non per Mondadori?

No. La prima volta che ho messo piede al Ninfeo era il 1984: adesso ho deciso di partecipar­e per vedere l’effetto che fa da questa parte.

Oltre ai suoi personali conta anche sui voti di Feltrinell­i?

I voti di scuderia non esistono quasi più, è cambiato il paradigma. Ci sono voti degli autori. Ho passato la vita nell’editoria, su qualche amico posso contare.

Da chi non si aspetta un tradimento?

Da Renata Colorni, è la mia più cara amica.

Se lei non ci fosse, chi voterebbe?

Gianrico Carofiglio.

E chi vincerà?

Credo Veronesi.

I giornali contano ‘Repubblica’ sostiene Carofiglio, il ‘Corriere’ Veronesi

 ??  ??
 ?? FOTO AGF/LAPRESSE ?? Il Premio più ambito Villa Giulia e sotto, Gian Arturo Ferrari
FOTO AGF/LAPRESSE Il Premio più ambito Villa Giulia e sotto, Gian Arturo Ferrari
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy