Girone di ritorno
A MONDRAGONE ARRIVA L’ESERCITO
43 CONTAGIATI, QUASI TUTTI BRACCIANTI BULGARI: ZONA ROSSA FORZATA, FUGHE E SCONTRI. FOCOLAIO ANCHE A BOLOGNA
Dalla Campania all’emilia-romagna, l’italia non ha smesso di fare i conti con il Covid-19. Due nuovi focolai ci ricordano come non bisogna affatto abbassare la guardia: uno a Bologna, con gli oltre 60 operai dell’azienda di trasposto merci Bartolini positivi al virus, l’altro amondragone (Caserta), dove si contano 43 casi. Qui il cuore del focolaio è nel complesso residenziale noto come Palazzi ex Cirio. Cinque edifici – residenza di comunità italiane, bulgare, ma anche tunisine, moldave e marocchine – dove il Covid ha fatto da detonatore anche a problemi legati alla convivenza. Con un’ordinanza della Regione Campania del 22 giugno, si è deciso di “innalzare” un cordone sanitario e di istituire un presidio intorno all’area con obbligo di isolamento domiciliare. Tra proteste e fughe, il governatore Vincenzo De Luca ha chiesto aiuto al Ministero dell’interno. Il Viminale ha messo in campo l’esercito, disponendo l’invio di 50 uomini arrivati ieri sera. Fino a ieri – in una situazione già esplosiva – a presidiare la zona erano solo quattro i militari, oltre alle forze di polizia locali, spiegano dal comune nel casertano. “Appena due giorni fa – ha detto il sindaco di Mondragone, Virgilio Pacifico – rappresentavo al questore di Caserta l’insufficienza delle risorse umane impegnate per il rispetto dell’ordinanza regionale. Il questore affermava la mia incompetenza in materia”.
I PRIMI CASI in zona risalgono a sabato 20 giugno, quando una donna bulgara, arrivata in ospedale a Sessa Aurunca per partorire, è risultata positiva al Covid-19. L’asl di Caserta ha individuato poi altri otto contagiati, per lo più asintomatici e di nazionalità bulgara. È partito così lo screening sui residenti dei cinque palazzi: sono stati effettuati 727 tamponi. All’esito si contano 43 casi positivi, sarebbero tutti bulgari, eccetto tre italiani. Alcuni sono anche usciti dalla zona, diventando dei possibili focolai di contagio per il resto della comunità. Circostanza che ha aggravato una situazione, già di per sé preoccupante, di tensione sociale.
Ancora ieri, un bulgaro ha lanciato una sedia dal balcone, italiani hanno risposto lanciando pietre e sfondando i finestrini delle auto dei bulgari parcheggiate, per poi mostrare le targhe delle vetture come fossero trofei.
Scene simili, per fortuna, non si sono viste a Bologna, dopo la scoperta di un focolaio nel magazzino dell’azienda logistica Brt Corriere espresso (ex Bartolini). Quasi 200 lavoratori in isolamento a casa e una cinquantina in attesa dei risultati. Ad oggi i positivi sono 64, di cui nove sono sintomatici, un paio ricoverati nei reparti Covid. “Il focolaio al momento interessa solo i magazzinieri dislocati nella sede Roveri – ha precisato Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di sanità pubblica dell’ausl di Bologna –, non autisti, corrieri e impiegati ma faremo i tamponi anche a loro, per essere sicuri”. Il tampone verrà fatto a 370 persone in tutto, driverinclusi, mentre il magazzino è stato chiuso. Per Pandolfi “le regole non venivano rispettate in modo sistematico, qualche volta le persone non usavano la mascherina e non rispettavano la distanza di sicurezza. Purtroppo c’è gente che, passata la febbre, si è rimessa subito a lavorare”.
UNA VISIONE che dal sindacato Sicobas non accettano: “Lunedì 15 giugno abbiamo mandato una pec per avvisare l’azienda e l’ausl che due lavoratori erano positivi e per chiedere test immediati per tutti op
Allarme Nel Casertano la prima positiva è stata una donna incinta. L’ipotesi di un intervento in ritardo
pure il lavoro si sarebbe fermato. Siamo stati giudicati eccessivi ma avevamo ragione”, sottolinea il sindacalista Simone Carpeggiani. Che lancia un ulteriore allarme: “Abbiamo notizia di altri tre magazzini di altre ditte note, in cui sono stati trovati alcuni positivi. Sono aziende che impiegano tra le 200 e le 300 persone l’un o. Nessuno vuole prendersi la responsabilità di fermare tutto, ma il rischio è alto”. I lavoratori sono spaventati: dopo i primi due casi, denunciano, è stato cancellato solo il turno diurno mentre quello notturno, persino più affollato, è andato avanti fino a quando i contagi non sono cresciuti. Per Bartolini il focolaio “è stato originato da lavoratori di servizi logistici di magazzini gestiti da una società esterna” e tutto è stato fatto “con l’obiettivo di tutelare al massimo la salute di clienti, fornitori e collaboratori”.