Cashback e riduzione dell’iva Conte si impunta sulle tasse
Un messaggio simbolico Giuseppe Conte lo dà nel pomeriggio quando, durante una passeggiata a piedi nel centro di Roma, si ferma a parlare con alcuni cittadini e rilancia la sua idea sul fisco: “Dobbiamo pagare tutti di meno, perché la pressione fiscale è elevata, non possiamo affidarci al turista di turno, ma pagare tutto col digitale”.
L’OBIETTIVO DEL PREMIER ha un nome inglese, cashback, su cui punta le sue carte. Il cashback è lo sconto che si produrrebbe, sia per il consumatore finale sia per il negoziante, con l’utilizzo di pagamenti elettronici ed è in questo senso che va inteso il progetto di riduzione dell’iva.
Ieri sera non si è entrati troppo nel merito delle scelte perché le divergenze ci sono, ma intanto è stato definito il passaggio molto delicato sullo scostamento di bilancio, cioè sull’ampliamento del deficit: sarà di nuovi 20 miliardi di euro che si sommano ai 75 già approvati e che produrranno alcune conseguenze non di poco conto. Da un lato, un rigonfiamento del deficit che dal 9,1% delle prime stime del governo è stato calcolato dal Fmi in un 12,8% a fine 2020 ( e contestuale debito pubblico che schizzerebbe al 166%)
L’altro passaggio è politico: lo scostamento di bilancio ha bisogno, infatti, di un voto delle due Camere a maggioranza assoluta, quindi il numero del sostegno al governo, se non vorrà ricorrere all’aiuto delle opposizioni, dovrà essere certo.
Poi c’è il tema, il più importante, di come spendere queste nuove risorse e ieri sera si è cercato di individuare una prima quadra senza però arrivare a scelte definitive. Se Conte, infatti, punta sui pagamenti digitali, il ministro dell’economia non ha le stesse idee e si propone, come ha ripetuto ancora ieri intervenendo al question time, di ottenere una riduzione delle tasse per lavoratori e imprese, un classico della cultura economica Pd. Nel mondo 5Stelle, non a caso, alcuni definiscono questa impostazione “uno slogan di partito” che quindi non passerà.
UN OBIETTIVO CHE CONTESEMbra essersi dato, comunque, è quello di ottenere un segnale esplicito sul fronte delle tasse. Gualtieri ieri ha riproposto di nuovo il problema della revisione delle tax expenditure, le decine e decine di agevolazioni fiscali che da tempo strozzano il sistema fiscale e la cui eliminazione non è così semplice (anche perché si tradurrebbe improvvisamente in un rialzo di tasse per alcuni settori specifici). Ma al momento oltre il titolo non c’è nulla. Poi c’è la proposta di Italia Viva di rivedere l’irpef e soprattutto la decontribuzione per le imprese, posizione ancora diversa da quella di M5S e Pd.
Su un altro fronte sembra esserci una posizione più condivisa. Palazzo Chigi l’ha esplicitata ieri in una nota in cui ha smentito dissapori o scontri dopo l’incontro con il presidente dell’inps dell’altra sera. Da Conte viene ribadita “piena fiducia nel presidente Tridico”, ma anche la consapevolezza “che il meccanismo della cassa integrazione che abbiamo ereditato è troppo articolato e farraginoso”. E quindi ci sarà un mandato alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, per un progetto di riordino della cassa integrazione che comprende anche la staffetta generazionale, incentivi alle assunzioni di giovani e donne con un passato da disoccupati o scoraggiati. Nel progetto c’è anche la detassazione dei premi di produttività e un fondo strutturale per finanziare lo scambio tra la riduzione dell’orario di lavoro e la formazione. Un elenco di interventi che rispecchia la linea già emersa con l’i
IDEE DETASSARE I PREMI PRODUTTIVITÀ E FONDI PER LA FORMAZIONE
dea lanciata dal premier Giuseppe Conte di agevolare fiscalmente le aziende che evitano il ricorso alla cig.
Infine, si dovranno precisare i termini del decreto Semplificazione: “È un decreto che verrà molto dibattuto”, ha detto ancora Conte ieri sera al Tg1, perché toccherà il Codice degli appalti, le Via, i permessi ambientali, ma “sono determinato e deciso a far comprendere a tutte le forze di maggioranza che è essenziale per la ripartenza”.