Ordinanze sarde poco chiare? Colpa del giornalista
Anaso la redazione di Sardiniapost non lo sapeva. Gliel ’ ha comunicato la Regione Sardegna: i suoi articoli vengono utilizzati come fonte ufficiale dalle Forze dell’ordine dell’isola. In realtà non lo sapeva nessuno, men che meno le Forze dell’ordine, semplicemente perché è poco credibile. Lo è per tutti, ma non per l’amministrazione guidata da Christian Solinas, che ha denunciato alla Procura di Cagliari la caporedattrice del sito, Alessandra Carta, con l’accusa di procurato allarme in seguito a un articolo pubblicato la notte tra il 3 e il 4 maggio. Il pezzo riferiva di un’ordinanza (la n. 21 del 3 maggio) che andava a integrare quella del 2 (la n. 20) con cui il governatore sardista-leghista allentava le restrizioni anti- Covid previste dal governo, consentendo le messe e la riapertura di centri estetici, parrucchieri e tatuatori. Il passaggio incriminato: “Ne ll a nuova ordinanza non è precisato se si tratta di un provvedimento sostitutivo o integrativo. Spetterà allo stesso Solinas, oggi, fare chiarezza. In un senso o nell’altro. E dire, soprattutto, se il nuovo dispositivo ha annullato (o meno) il precedente”. Apriti cielo: “È stato pregiudicato – si legge nella denuncia – il regolare svolgimento del lavoro delle Forze dell’ordine e dei cittadini fermati dalle stesse durante attività consentite dall ’ordinanza n. 20, attività che sono state impedite perché alcune pattuglie erroneamente ritenevano che quanto disposto dall’ordinanza n. 20 fosse stato revocato dall’ordinanza n. 21”. Ferale, l’ipotetica scena: gli uomini di polizia, carabinieri e vigili urbani, in preda al panico, non riescono a svolgere il loro lavoro perché hanno letto l’articolo di Sardiniapost. Lo stesso 4 maggio il sito ha pubblicato un nuovo pezzo per spiegare che “il nuovo dispositivo è integrativo e non sostitutivo”. Che però non è valso alla giornalista a evitare la denuncia, né l’apertura di un procedimento disciplinare da parte dell’ordine della Sardegna.