“Il tetto era stato controllato poco prima del crollo”
Il titolare di un negozio aveva chiamato giorni fa e lo aveva fatto anche mercoledì poche ore prima che il cornicione del capannone di via Marconi ad Albizzate (Varese) crollasse uccidendo una mamma e i suoi due figli. “Ci sono crepe e problemi di staticità”, così ha spiegato il commerciante che lavora all’interno della struttura. In seguito alla chiamata qualcuno è uscito a verificare. I controlli sono stati fatti anche poco prima della tragedia. Nulla è stato rilevato evidentemente. Chi abbia eseguito quei controlli resta un omissis. Si sa però che è già stato interrogato dai carabinieri. Il capannone era così dal 1993, epoca in cui la fabbrica tessile che occupava l’intera area fu divisa in due porzioni, poi trasformate in attività commerciali. Nessuna ristrutturazione recente, dunque. Se non dei lavori per installare alcuni pannelli solari sul tetto. Questo emerge dalle carte acquisite dalla pm Nadia Calcaterra della procura di Busto Arsizio che ieri ha nominato un perito. Il fascicolo è a carico di ignoti. Si indaga per omicidio colposo e crollo colposo. Tutto è avvenuto alle 17,30 di mercoledì. Oltre settanta metri di cornicione sono venuti giù senza preavviso e tutti insieme, uccidendo una donna e i suoi due bambini. Un terzo figlio è sopravvissuto. Tutti di origini marocchine ma residenti in Italia da anni. Le vittime sono: Fouzia Taoufiq di 38 anni, Yakote di 1 anno travolto dal cemento armato dentro al suo passeggino e Suleiman di cinque anni. Adam, il terzo figlio di nove anni, si è salvato perché stava attraversando la strada. Ieri il magistrato ha fatto un sopralluogo in via Marconi. E ha sentito, al momento solo come testimone, il proprietario dell’immobile. Si tratta di un’agenzia immobiliare che ha sede all’interno dei capannoni. A quanto emerge dalla ricostruzione, le segnalazioni arrivarono anche ai proprietari dell’immobile. Cosa poi sia avvenuto è da capire. A oggi l’ipotesi più concreta è quella di un cedimento strutturale.