Sindaco liberale sfida Duda: in ballo c’è la Ue
Le Presidenziali polacche di domenica sono l’ennesima puntata del confronto tra due modi opposti di intendere il Paese e il suo ruolo in Europa. Andrzej Duda, il presidente uscente, organico all’attuale governo populista, è l’interprete di una Polonia conservatrice e nazionalista, fautrice con l’ungheria di Viktor Orbán di una “rivoluzione culturale” tesa a prosciugare la linfa liberale dell’unione europea. Per i populisti, l’ue deve essere minima: mercato unico, fondi strutturali, poco altro. È una Polonia, quella di Duda e di Jaroslaw Kaczyski, che dei populisti è la guida storica, che guarda anc h e a l l ’ America di Trump. Sia per una questione di valori, sia perché preferisce affidare la sua difesa a Washington, più che alla Nato. Mercoledì, Duda era a nello Studio Ovale per ricevere l’appoggio simbolico di Trump e convincerlo a spostare in Polonia 2.000 dei 9.500 militari che la Casa Bianca intende disimpegnare dalla Germania. Ma non ha strappato promesse concrete.
DALL’ALTRA PARTE della barricata, la Polonia dei liberali, che schierano il sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski. Al primo turno prevarrà Duda: incrociando i sondaggi è di poco sopra il 40%, in calo rispetto a qualche settimana fa. Trzaskowski tende al 30%, ma al ballottaggio, che è dato per sicuro e si terrà il 12 luglio, se la può giocare fino in fondo. Quella liberale è una comunità politica che vede integrata pienamente nella Nato e in un’europa ambiziosa e forte, anche se non federale. I liberali assegnano priorità al rapporto con la Germania, e non solo perché gli investimenti tedeschi sono cruciali per la crescita polacca. Nella relazione con Berlino conta molto anche il processo di riconciliazione, dopo il terribile 900. I populisti, al contrario, sollecitano periodicamente i sentimenti anti-tedeschi che si annidano nella pancia profonda del Paese. Rafal Tr z a s ko w s k i , classe 1972, è un classico liberale europeista. Poliglotta, è stato eurodeputato, parlamentare nazionale, vice ministro degli Esteri con delega agli affari europei e ministro per la digitalizzazione. Nel 2018 ha stravinto le amministrative. Ha formato un “Patto delle città libere” con i sindaci di Bratislava, Praga e Budapest, le altre Capitali dell’area Visegrád, tutte amministrate da giunte liberali o progressiste, al contrario dei governi, dove dominano le pulsioni populiste. Europa, equità sociale e ambiente formano l’impasto di questa “opposizione dei sindaci”. Se eletto, Trzaskowski promette di contrastare ogni nuova mossa del governo guidato da Mateusz Morawiecki, sul fronte giustizia. Le riforme adottate in questi anni hanno portato a una vera e propria “cattura della magistratura”, sanzionata dalla Commissione Ue con varie procedure di infrazione, tutte fatte cadere nel vuoto. Il capo dello Stato, in Polonia, ha un veto forte, ribaltabile solo con i due terzi dei voti della Dieta, la camera bassa.
Diritto e Giustizia, il partito di Morawiecki e Kaczyski, non dispone di questa larga maggioranza. Ecco perché vuole la riconferma di Duda, presidente organico, su ogni fronte.
PER TRZASKOWSKI salvare lo Stato di diritto, anche a costo di porre il veto, è essenziale: per la Polonia e per l’europa. In campagna elettorale ha insistito sulla democrazia. “È talentoso, ed è un intellettuale europeo, ma non so quanto ciò possa favorirlo”, ha detto però Adam Michnik, direttore di Gazeta
Wyborcza , il principale quotidiano polacco. Il voto – inizialmente previsto per il 10 maggio, ma rimandato per la pandemia – si basa molto sulle percezioni, sui sentimenti. Duda, in questo senso, sa essere cinico. Nei giorni scorsi ha attaccato la comunità Lgbt+, la cui ideologia – ha detto – è peggiore di quella comunista. Parole violente, finalizzate a mobilitare il voto cattolico conservatore nelle aree rurali, il bacino del populismo. Quello dei liberali sono i grandi centri urbani.
Trzaskowski ha criticato molto il giudizio di Duda sulle minoranze sessuali, ma non ha ipotizzato riforme sui diritti civili per non alienare i cattolici moderati.
Non pochi di loro voteranno per il candidato popolare Władys ł a w K o s iniak-kamysz (è dato intorno al 5%) e quello indipendente Szimon Hołownia
( può superare il 10%). Sono preferenze che Trzaskowski deve portare dalla sua parte, al
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Visegrád Il presidente uscente, nazionalista, “amico” degli Usa, e organico al governo populista contro Trzaskowski, primo cittadino europeista di Varsavia Non si tratta di persone, quella Lgbt è un’ideologia peggiore del comunismo
Andrzej Duda
ballottaggio. Per Michał Szułdrzyski, vicedirettore di R
zczepospolita, un giornale conservatore, ma critico, il sindaco di Varsavia ce la potrà fare solo se al primo turno supererà il 30%. “Se restasse sotto – ha scritto in un recente editoriale – dovrà cercare una mobilitazione vasta, quasi impossibile da ottenere in due settimane”. Per ora, Duda resta il favorito.