I mille contro Netanyahu No al piano d’annessione
AVRAHAM BURG: “BRUXELLES INTERCEDA PER DEPOTENZIARLO”
Il 1° luglio si avvicina e la speranza di una soluzione del conflitto israelo-palestinese si allontana fino a scomparire. Forse definitivamente. A meno di una reazione inedita e muscolare della finora passiva comunità internazionale (Europa in primis, dato che Trump è complice di Netanyahu) durante questo scampolo di tempo, mercoledì prossimo verrà ricordato nei libri di storia per l’annessione della Valle del Giordano e degli insediamenti israeliani in Cisgiordania.
MA C'È CHI NON SI
dà per vinto e combatte contro questa mossa che viola tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite in merito e le Convenzioni internazionali ratificate anche da Israele. Si tratta dell’onorevole Avraham Burg, già presidente della Knesset, nonché presidente ad
i nt e ri m di Israele nel 2000.
Burg ha deciso di utilizzare la propria autorevolezza per fermare questa decisione unilaterale che potrebbe far esplodere del tutto la polveriera medio orientale. Lo ha fatto scrivendo una lettera assieme a Michael Ben-yair, ex procuratore generale di Israele, firmata da 1.080 parlamentari europei di 25 paesi e di diversi orientamenti politici. Nella lettera, pubblicata due giorni fa, i legislatori esprimono “serie preoccupazioni” sul piano americano di porre fine al conflitto israelo- palestinese che consentirebbe a Israele di annettere il 30% del territorio della Cisgiordania.
Nella lettera si avverte circa le “conseguenze commisurate” che una tale mossa potrebbe innescare, “per l'impatto dell’annessione sulla vita di israeliani e palestinesi, nonché per il suo potenziale destabilizzante in una regione alle porte del nostro continente”. I parlamentari inoltre sottolineano che “l’europa deve assumere un ruolo guida nel riunire attori internazionali per prevenire l’annessione e salvaguardare le prospettive della soluzione a due stati e una giusta soluzione al conflitto”. Il piano ‘Vision for Peace’ presentato da Donald Trump e condiviso dall’arabia Saudita “si discosta da parametri e principi concordati a livello internazionale”, scrivono i parlamentari, “promuove il controllo israeliano permanente a tutti gli effetti sul già frammentato territorio palestinese, lasciandoli senza sovranità e dando il via libera a Israele per annettere unilateralmente parti significative della Cisgiordania”. Secondo il piano, un futuro stato palestinese sarebbe più piccolo di quanto immaginato con diverse parti totalmente disgiunte l’una dall’altra. Inoltre riduce la definizione di ciò che costituisce un “rifugiato palestinese” –
portando così a una limitazione grave dell'accesso agli aiuti internazionali – e impedisce a un futuro stato palestinese di avere forze di sicurezza. L’appello è arrivato il giorno dopo la lettera inviata da 100 legislatori europei e israeliani all’alto Rappresentate europeo, Josep Borrell, per esortarlo a “rinnovare il lavoro del Consiglio di associazione Ue-israele e riprendere le sue attività il prima possibile”. Al Fatto, Burg si è detto fiducioso che l’europa avrà il coraggio di intercedere affinché il piano venga almeno depotenziato, “anche se non ci sono ancora segnali concreti ed evidenti che ciò avverrà”.