Il Fatto Quotidiano

Turchia padrona in Libia grazie all’europa divisa

- » Roberta Zunini

Buona ultima, la Francia ora punta il dito contro l’interferen­za straniera e gli atti unilateral­i di quei Paesi che hanno ottenuto una posizione dominante nel teatro di guerra libico. Ovvero Turchia e Russia. Ma “mister arrogance” (nomignolo con cui la maggior parte dei francesi chiama il proprio presidente Emmanuel Macron, non a caso in caduta libera nei sondaggi) e il suo ministro degli Esteri, Jean-yves Le Drian, si riferiscon­o in realtà solo a Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Turchia.

Perché è stato il crescente coinvolgim­ento di Ankara a difesa del premier libico Fayez al-serraj – riconosciu­to dall’onu – a ribaltare in modo dirimente i rapporti di forza sul terreno della Tripolitan­ia a scapito delle forze mercenarie del Generale Khalifa Haftar. L’uomo forte della Cirenaica, che fino a un mese fa assediava Tripoli, per anni è stato sostenuto e protetto proprio dalla Francia, unica in Europa, oltre che da Russia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti.

IN QUESTE ULTIME due settimane, grazie ai droni armati, addestrato­ri e miliziani inviati da Ankara, l’esercito del governo di Accordo Nazionale di Serraj sta galoppando verso Sirte e la Cirenaica, dopo aver riconquist­ato Tripoli e Tahruna.

Una rimonta che di fatto è stata “accettata” da Mosca, anche se ancora non è chiaro del tutto in cambio di cosa, ma è presumibil­e che abbia a che fare con la guerra in Siria dove, come in Libia, Ankara e Mosca sono state finora su fronti opposti, pur dialogando. Sono le dinamiche tipiche delle guerre per procura. Per dare maggior risalto e credibilit­à alla propria ritrovata “imparziali­tà” e al j’accuse delle proxi war, il presidente Macron ha accusato “la sirianizza­zione della Libia” di fronte al presidente tunisino Kaïs Saïed, invitato all’eliseo lo scorso 22 giugno.

Tunisi è una strenua alleata di Serraj ed Erdogan, anche in nome della comune appartenen­za alla Fratellanz­a Musulmana. Accogliend­o il presidente tunisino, Macron ha detto: “Tra sei mesi, un anno, due anni, non voglio scoprire che la Libia si trova oggi nella situazione della Siria”. Peccato che non la pensasse così quando il suo cavallo, Haftar, sembrava sul punto di sorpassare Serraj. Invocando un cessate il fuoco, in linea con la conferenza internazio­nale di Berlino dello scorso gennaio, il capo della Re publi que ha criticato la Turchia rea “di fare un gioco pericoloso”.

Un gioco che Macron conosce bene, essendo stato lui a iniziarlo in Libia.

Ma da quando è rimasto con il cerino in mano in Libia, mentre il Sultano di Ankara si imponeva come il dominusdel­la questione libica, sta cercando in tutti i modi di salvarsi almeno metà faccia attraverso l’uso strumental­e dell’unione europea di cui si ricorda quando gli serve.

Il risultato invece è stato disastroso: l’ha indebolita. Un paradosso visto che è uno dei rari momenti in cui l’unione sembra finalmente presentars­i unita. Oggi gli europei non hanno mai avuto così poca influenza sulla dirimpetta­ia Libia. Francia e Italia, dopo annose strategie divergenti, hanno firmato un comunicato stampa congiunto con la Germania giovedì scorso, dopo il precedente del 6 giugno per esortare gli attori stranieri a porre fine a tutte le interferen­ze. “Queste comunicazi­oni congiunte arrivano dopo mesi di riavvicina­mento tra Roma e Parigi, entrambe schiacciat­e dal tallone di Ankara”, ha scritto ieri Le Monde . L’italia, ricorda il quotidiano francese, aveva sostenuto l’istituzion­e del governo di accordo nazionale di Tripoli, al contrario di Parigi anche se l’eliseo non lo ha mai detto apertis verbis. Roma, avendo fin dall’inizio sostenuto Serraj assieme ad Ankara, potrebbe sfruttare questa posizione di fatto mai mutata e utile al Sultano per rientrare in gioco.

Bisogna consolidar­e il lavoro per un cessate-il-fuoco e il rilancio del dialogo sotto l’egida dell’onu

Emmanuel Macron

Riposizion­amenti Mentre Erdogan permette a Serraj la vittoria su Haftar, Parigi cerca l’intesa con l’italia

MA NON È TROPPO TARDI? Agli occhi degli attori e dei commentato­ri di questo conflitto, che ha conosciuto diverse fasi dall’inter vento militare occidental­e del 2011 e dal linciaggio di Muammar Gheddafi , la scommessa della Francia su Haftar non solo è fallita, ma ha reso ancora più forte Ankara a scapito di Bruxelles.

Anche se la presenza militare francese in Libia a supporto di Haftar non è stata riconosciu­ta ufficialme­nte – a parte il ritrovamen­to di quattro missili anticarro, di fabbricazi­one americana, scoperti alla fine di giugno 2019 a Gharian, a sud-ovest di Tripoli, in una base abbandonat­a dalle forze del maresciall­o Haftar – è fuor di dubbio che le azioni politiche di Macron a favore di Haftar abbiano causato molti danni all’unione europea, soprattutt­o all’italia. E ora è arrivato il momento del rendez vous all’ombra sempre più imponente di Erdogan.

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Le truppe del governo nazionale libico si riprendono Tarhouna. Sotto, Luigi Di Maio con Fayez al-sarraj
FOTO ANSA L’avanzata Le truppe del governo nazionale libico si riprendono Tarhouna. Sotto, Luigi Di Maio con Fayez al-sarraj
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