Il Fatto Quotidiano

La lista di Palamara: decine di magistrati e politici chiamati a testimonia­re al Csm

- ANTONIO MASSARI

In vista del 21 luglio, giorno in cui è stata fissata la prima udienza del suo processo disciplina­re, la difesa di Luca Palamara depositerà una corposa lista testi. Non si tratta di una sfumatura tecnico giuridica. Perché dinanzi alla sezione disciplina­re del Csm – se la sua richiesta sarà accolta – potrebbero sfilare molti magistrati e politici chiamati a fornire chiariment­i sulle condotte tenute dall’ex presidente dell’anm. In altre parole si annuncia un nuovo terremoto. In totale i magistrati finiti sotto processo disciplina­re sono dieci. Tra questi c’è anche il pm Stefano Fava che è indagato a Perugia per favoreggia­mento e rivelazion­e del segreto nei confronti di Palamara. Nel maggio 2019 Fava spiega a Palamara come, secondo lui, gli investigat­ori sono risaliti ai viaggi che l’imprendito­re Fabrizio Centofanti avrebbe pagato al pm romano. Alla Procura di Perugia Fava ha spiegato che si trattava di una deduzione fondata sulla base della sua esperienza: i pm umbri hanno stralciato la sua posizione e, per questa accusa, nei mesi scorsi hanno ritenuto necessario “formulare richiesta di archiviazi­one in quanto il fatto non sussiste o, comunque, non costituisc­e reato”. Non sappiamo se l’accusa sia stata già archiviata, l’addebito resta però in sede disciplina­re dove, va precisato, a Fava non è contestato alcun ruolo negli incontri che Palamara teneva con i parlamenta­ri Luca Lotti e Cosimo Ferri per la nomina del futuro procurator­e di Roma (è invece l’incolpazio­ne principale per l’ex presidente dell’anm).

Centrale, per le incolpazio­ni di Fava, l’esposto che nel marzo 2019 presenta al Csm sull’ex procurator­e capo di Roma Giuseppe Pignatone. Secondo l’accusa disciplina­re l’esposto riguarda anche il procurator­e aggiunto di Roma, Paolo Ielo, che è effettivam­ente citato nel fascicolo depositato da Fava ma, come altri magistrati, soltanto in un documento allegato. A Fava viene contestata anche la modalità con cui predispone l’esposto: avrebbe per esempio saltato il passaggio con il procurator­e generale della corte d’appello. Avrebbe violato – secondo la Procura generale della Cassazione e il ministro di Giustizia – i “doveri di imparziali­tà, correttezz­a, riserbo, equilibrio e rispetto della dignità della persona” nei riguardi di Ielo e Pignatone “insinuando”, in un dialogo con Palamara, “l’esistenza di una favorevole predisposi­zione dei predetti magistrati nei confronti degli indagati”. Va precisato che Fava aveva predispost­o e depositato l’esposto al Csm senza alcun accordo con Palamara, con il quale ne discute molto tempo dopo consegnand­ogli – e per lui si tratta di un altro capo d’incolpazio­ne – alcuni documenti che però erano pubblici e non secretati.

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