Il Fatto Quotidiano

Bergamo, la Regione fa fuori il capo Ats che piace ai medici

Aveva coordinato i dottori di base

- » Natascia Ronchetti

stato l’unico dirigente dell’ats di Bergamo per il quale i quattro sindacati dei 650 medici di famiglia della provincia lombarda (Fimmg, Snami, Smi, Simpef) hanno speso parole di elogio con una lettera aperta con la quale, il 15 giugno scorso, non hanno invece risparmiat­o durissime critiche ai vertici dell’agenzia sanitaria, guidata da Massimo Giupponi, direttore generale. Ma Roberto Moretti, dirigente dell’unità operativa complessa delle cure primarie, che organizza i medici di base, è stato rimosso. Al termine del periodo di prova – era in carica dall’1 gennaio – l’organismo tecnico di valutazion­e ha espresso su di lui un parere negativo, ultimo atto di una guerra interna per individuar­e capri espiatori sui quali scaricare le responsabi­lità del disastro nella gestione dell’epidemia di Covid che ha colpito il Bergamasco con la violenza di uno tsunami. “Il clima è pesantissi­mo”, conferma Orazio Amboni, responsabi­le Welfare della Cgil di Bergamo. “Almeno una dozzina di medici – prosegue Amboni – se ne sono già andati. Una vera e propria fuga. E le motivazion­i ufficiali sono le più varie: motivi di famiglia, di salute. In realtà scappano. Si dimettono perché non reggono più la situazione. C’è chi è andato a lavorare nel settore sanitario privato, chi ha scelto di fare il medico di base. Adesso l’azienda è decapitata e si trova in una condizione di paralisi”.

MORETTI di base sono stati contagiati (il 25%) e sei di loro sono morti. “È assurdo – dice ora Mirko Tassinari, medico, segretario provincial­e della Fimmg – che si parli di rafforzare la medicina territoria­le se poi i primi passi che vengono fatti sono questi. Moretti ha affrontato molte emergenze in un dipartimen­to ridotto all’osso. Adesso i colleghi mi chiedono con chi si devono interfacci­are per cominciare a studiare un piano per affrontare una nuova, eventuale ondata epidemica in autunno. La situazione è davvero preoccupan­te”.

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