Il virus Incertezza
“QUESTA PANDEMIA si sta comportando come avevamo ipotizzato. Il paragone è con la Spagnola che si comportò esattamente come il Covid, andò giù in estate e riprese ferocemente a settembre e ottobre facendo 50 milioni di morti durante la seconda ondata”.
AL TEMPO DELL’INCUBO Coronavirus – centinaia di morti al giorno, la processione delle bare, le città deserte – tra le poche certezze ne avevamo una: la conferenza stampa della Protezione civile dove i virologi del comitato tecnico-scientifico ci tenevano aggiornati sull’evoluzione del mostro. Su quei numeri tremendi, su quelle valutazioni avvolte nella più insondabile cupezza fondavamo, comunque, le nostre coordinate di vita. Avevamo una bussola, non sempre così precisa ma sapevamo cosa temere e come rassicurarci. Dopo il liberi tutti di maggio-giugno, siamo tornati alle nostre abituali esistenze, sperando in cuor nostro che le profezie sull’apocalisse dell’economia siano fortemente esagerate. Preferiamo assaporare la bella estate, e poi a settembre che sarà sarà. Purtroppo il Covid-19, che abbiamo rapidamente cancellato dalle nostre teste in un normale processo di rimozione, è ancora qui con noi. Leggiamo di un indice di contagio che risale in mezza Italia: dal Lazio alla Lombardia, all’emilia-romagna alla Toscana. E se pure i numeri sono fortunatamente assai limitati, i casi di Mondragone e della Bartolini di Bologna non ci fanno stare tranquilli. Anche perché ci sono venuti a mancare i riferimenti certi. I bollettini della Protezione civile sono quotidiani, ma chi li legge? E quanto agli esperti, non è una novità, ma dicono tutti cose diverse. L’ala rassicurante parla di focolai inevitabili ma esclude un ritorno dello tsunami. L’ala prudente non si pronuncia e se interpellata sui pericoli autunnali, allarga le braccia. L’ala catastrofista evoca, come abbiamo ascoltato sul Servizio pubblico Rai, i 50 milioni di morti della Spagnola che devastò l’europa nel primo dopoguerra. A questo punto avanziamo una modesta proposta: ridateci il professor Franco Locatelli. Fosse soltanto con una diretta televisiva settimanale, ci dica come stanno le cose. Reso immortale da Maurizio Crozza, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, con quella sua deliziosa lingua perduta dell’arcadia, non ci ha mai mentito, di lui ci fidiamo. Poi c’è un incombente nuvolone nero, a cui non vorremmo assolutamente pensare. Esiste una infausta, e speriamo remotissima possibilità, che si ritorni a un lockdown, totale o parziale? Esistono dei piani governativi eventualmente pronti per l’uso, anche se come ci auguriamo destinati a restare in fondo a un cassetto? Senza inutili allarmismi, non sarebbe il caso di informare il Paese su eventuali ipotesi B e C? Fermo restando che con l’attuale profilassi delle mascherine e dei distanziamenti siamo destinati a convivere a lungo. Fateci sapere, per cortesia.