Il Fatto Quotidiano

Casaleggio-dibba muovono guerra sui due mandati

- Luca De Carolis

Dicono che qualche giorno fa un 5Stelle di rango lo abbia chiesto al fondatore: “Beppe, ma tu che ne pensi della regola dei due mandati?”. E lui, il Beppe Grillo tornato al centro di tutto, non si è scomposto più di tanto: “Per me dovrebbe restare così com’è”. Non si espone, il Garante: non su questo, quantomeno non ora. Sa perfettame­nte che questa è la vera guerra dentro i 5Stelle: più urgente, più decisiva della scelta tra il virare verso una segreteria collegiale, come vorrebbe lo stesso Grillo assieme a Luigi Di Maio e a gran parte di big, oppure se mantenere un capo politico eletto dagli iscritti, come reclama quello tenutosi fuori, Alessandro Di Battista. Anche se, come è evidente, le due partite si incrociano. Così bisogna tornare al Di Battista la settimana scorsa ad Accordi&disac

cordi che ha fatto una distinzion­e: “Il vincolo è nato per contrastar­e la politica profession­istica, e nessun ministro del M5S mi ha mai parlato di questo problema”. Però “per gli amministra­tori si può fare una riflession­e”, e per amministra­tori l’ex deputato intende innanzitut­to la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Ed è qui che si arriva al punto nodale. Perché per gli eletti che sostengono Di Battista il sospetto è già accusa: “Di Maio e gli altri big puntano a un’unica votazione sul doppio mandato, mettendo assieme sindaci e parlamenta­ri. Vogliono schermarsi con le sindache Raggi e Appendino, altrimenti gli iscritti non direbbero mai di sì”. Non accettereb­bero l’ennesima deroga ai vecchi totem, se non guarnita dal via libera a due amministra­trici molto popolari tra la base.

CERTO, POI C’È ANCHEUN

dimaiano di peso che replica: “Tutte storie, e poi anche diversi di quelli che sostengono Di Battista sono al secondo mandato”. Vero. Ma la battaglia sul vincolo c’è. Anche per questo

Di Battista giorni fa ha preso malissimo il consiglio arrivatogl­i dal M5S, quello di candidarsi nelle suppletive in Sardegna di novembre per un posto alla Camera. “Un boccone avvelenato per mandarlo a perdere o almeno per fargli spendere subito il secondo mandato” ringhia un grillino vicino all’ex deputato. E non a caso Davide Casaleggio continua a ripetere che “le regole vanno rispettate”. Perché per il figlio di Gianrobert­o i due mandati rappresent­ano l’argine contro la vecchia guardia, quella che vorrebbe togliergli la gestione della piattaform­a web Rousseau e che gli ha impedito di votare un nuovo capo politico prima dell’estate, con l’appoggio decisivo del Garante Grillo. “Verrebbe bruciato in due mesi, gli imputerebb­ero la disfatta nelle Regionali” gli hanno replicato Di Maio e gli altri big. Ostili, anche perché Casaleggio è il principale sostenitor­e di Di Battista. E allora non può stupire che i due facciano muro per difendere la regola dei due mandati. Così come tutti e due temono che i nomi dell’eventuale, futura segreteria collegiale vengano calati dall’alto, senza passaggi sul web. E dall’alto significa innanzitut­to da Grillo, per il quale l’unica, vera priorità è sostenere il governo, quindi schivare conte interne. Ma Casaleggio non sta fermo. Negli ultimi giorni sta parlando molto, come mai fatto in precedenza, per rivendicar­e un suo spazio politico.

Così ieri a Sky Tg24 ha assicurato: “Sento regolarmen­te Beppe Grillo”. E lo scontro tra lui e Di Battista? “A me interessan­o le idee che vengono portate avanti o il metodo di partecipaz­ione collettivo del M5S”. Ed è il riferiment­o al metodo collettivo, cioè alla centralità del web e della sua piattaform­a, la bandiera del Casaleggio che vuole resistere. Anche grazie ai due mandati.

TIMORI INSIEME AL VOTO SULLE SINDACHE, IL SÌ ALLA DEROGA PER TUTTI

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