Musumeci e la passione per il gerarca fascista di Salò
Dopo l’inno poetico alle SS dall ’assessore Alberto Samonà, salta fuori il libro, pubblicato nel 1986 per le edizioni Cespos di Catania, del governatore Nello Musumeci, dal titolo: L’ambasciatore Anfuso, “Duce, con voi fino alla morte”, dal testo di un telegramma che il diplomatico fascista inviò a Mussolini seguendolo nella Repubblica di Salò. È la denuncia dell’anpi siciliana che in una nota ha chiesto le “dimissioni immediate’’ dimusumeci (e di Samonà) da un governo regionale in cui affiorano passioni nostalgiche per svastiche e camicie nere.
“Ci chiediamo come si possa essere nostalgici del fascismo, avversari della democrazia, nemici della Costituzione e nello stesso tempo rappresentare le istituzioni della nostra Repubblica”, dichiarano Ottavio Terranova e Angelo Ficarra, vicepresidente nazionale ANPI e vicepresidente di Anpi Palermo. Per i due dirigenti il libro di Musumeci è “un’agiografia di una triste figura del regime fascista, Filippo Anfuso, probabile responsabile dell'uccisione dei fratelli Carlo e Nello Rosselli in Francia”. Un’agiografia ripetuta anni dopo, quando, in occasione del quarantennale della morte, il 13 dicembre del 2003, Nello Musumeci ne pubblicò su La Sicilia di Catania un commosso ricordo, provocando, anche allora, la reazione dell’anpi: “Gli atti e le gesta politiche del gerarca – scrisse allora l’anpi – non rappresentano valori positivi nell’ambito della recente storia italiana, né, quindi, possono emergere riferimenti, civili, etici, di democrazia, libertà, diritti, per le nuove generazioni’’. Originario di Catania, braccio destro di Galeazzo Ciano e ambasciatore a Berlino ai tempi di Salò, Anfuso fu processato e assolto dall’accusa di avere ordinato, con Ciano, l’omicidio dei fratelli Rosselli, antifascisti in esilio a Parigi. Dal processo emersero i suoi rapporti con il capo del controspionaggio militare, generale Mario Roatta, fondatore dell’anello, il servizio segreto che Licio Gelli attribuì al controllo di Andreotti.