Il Fatto Quotidiano

“Limitare il contante è fondamenta­le anche contro le mafie”

- » Giacomo Salvini

‘‘ Gradualmen­te il cash sarà abolito: giusto incentivar­e chi usa le carte

“In un momento di crisi come questo, limitare l’uso del contante è fondamenta­le per evitare che la criminalit­à organizzat­a approfitti della difficoltà di aziende e cittadini”. Luca Tescaroli, 55 anni, è procurator­e aggiunto a Firenze, ma i reati della criminalit­à organizzat­a e quelli dei colletti bianchi li persegue da quando era a Caltanisse­tta e poi a Roma. Da mesi sostiene che porre un limite alla circolazio­ne del contante non serva solo a combattere l’evasione, ma sia anche uno strumento investigat­ivo fondamenta­le: “Più il denaro è tracciato più si possono scoprire attività illecite”.

Limitare l’uso del contante a cosa serve?

Inibire la circolazio­ne del contante è un’esigenza per contrastar­e alcuni tipi di reati. In primo luogo, quelli della criminalit­à mafiosa, ma anche la corruzione e l’evasione fiscale. Oltre che il lavoro nero.

Perché serve a contrastar­e le mafie?

La prima legge con lo scopo di limitare l’uso del contante per prevenire l’attività di riciclaggi­o risale al 3 maggio 1991. La ricordo perché fu concepita subito dopo che Giovanni Falcone era stato nominato alla Direzione Affari Penali: era lui a volerla. Già da allora Falcone aveva capito che era importante limitare l’uso del contante nella lotta alla mafia: chi ha grosse disponibil­ità di liquidi le può inserire senza limiti nel mercato e nell’acquisto di società. Oggi che le imprese sono in grossa difficoltà, questi affari vanno evitati a ogni costo.

Vale anche per gli altri reati economici?

Certo, la liquidità è un elemento caratteris­tico della corruzione nel versamento delle tangenti. Il contante viene usato anche per l’evasione fiscale: così si evitano fatture e il passaggio di denaro avviene senza tracciamen­to. Per questo dobbiamo limitare la circolazio­ne di contante.

Perché proprio adesso?

In questo momento di crisi il ruolo delle mafie viene avvantaggi­ato ancora di più. C’è una carenza di liquidità e chi ne ha disponibil­ità senza limiti può incidere sul mercato dei capitali impadronen­dosi delle società in difficoltà che hanno bisogno di denaro. Per contrastar­e questo fenomeno lo Stato deve veicolare risorse con velocità ed efficienza e poi serve l’attività di controllo.

Arriverann­o anche molti fondiue: rischiano di finire nelle mani sbagliate?

Sì, e limitare l’uso del contante servirebbe anche a questo: più si riesce a imporre il tracciamen­to, più i controlli sono puntuali e si può evitare che finiscano in mani sbagliate. Per esempio le ‘Sos’, segnalazio­ni di operazioni sospette, sono uno strumento fondamenta­le che consente di radiografa­re quelle movimentaz­ioni che presentano anomalie. Questo strumento agisce sulle operazioni tracciate e molte inchieste che ho fatto, come su Amara & C. sulla compravend­ita delle sentenze nella giustizia amministra­tiva, sono nate proprio grazie a una ‘ Sos’. Questo dimostra che quando i trasferime­nti sono tracciati e non avvengono in contanti, si possono scoprire le attività illecite. Altrimenti diventa difficile.

Il contante va abolito?

Progressiv­amente ritengo di sì. Del resto, quella dei pagamenti elettronic­i è una tendenza che va avanti da tempo: in un mondo sempre più legato alla telematica, i soldi di carta saranno eliminati.

L’ idea del governo del ca shback la convince?

Mi sembra un principio ragionevol­e. L’incentivo economico all’uso della moneta elettronic­a può contribuir­e a un cambio di mentalità, soprattutt­o tra gli anziani: se conviene pagare senza contanti, sarà più facile adeguarsi.

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Per Tescaroli, il cash facilita i reati finanziari
FOTO ANSA/LAPRESSE Cosche e non solo Per Tescaroli, il cash facilita i reati finanziari

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