Il Fatto Quotidiano

Disfatta di Macron, a Parigi, ma il suo premier stravince

Confermata Hidalgo, Philippe prende Le Havre

- » Luana De Micco

Èfinito il calvario per Emmanuel Macron. Per La République en marche, il suo partito, le elezioni municipali, che si sono chiuse con il ballottagg­io di ieri, sono state un disastro. Il presidente che avrebbe voluto conquistar­e Parigi e Lione, non ha avuto né l’una né l’altra. La prima resta in mano alla socialista Anne Hidalgo, la seconda è conquistat­a dagli ecologisti che si radicano in tante città. Ma una vittoria Macron l’ha incassata: il primo ministro Edouard Philippe, sostenuto da Larem, ma di cui non ha mai preso la tessera, è stato eletto sindaco a Le Havre.

PARTIVA FAVORITO ma la vittoria, con il 58,8% davanti al candidato comunista Jean-paul Lecoq, è stata schiaccian­te. Questo voto locale era molto atteso per il suo impatto sul piano nazionale. Macron, che aspettava solo di mettersi alle spalle la tornata elettorale poco gloriosa, ha promesso di dare una “svolta” alla sua politica sin dai prossimi giorni e il rimpasto di governo pare ormai imminente. Se Philippe avesse perso per Macron sarebbe stato un grosso smacco e il premier avrebbe dovuto dimettersi. Philippe, già sindaco della città portuale dal 2010 al 2014, diventato molto popolare durante la crisi sanitaria, più popolare dello stesso Macron, dovrà scegliere se fare il sindaco o se restare capo del governo, come vorrebbe il 43% dei francesi: “Grazie a tutti, ora mettiamoci al lavoro”, ha detto dopo la vittoria. Ma la decisione non spetta solo a lui. Sin da stamattina sarà all’eliseo. Sono state elezioni insolite con il primo turno a due giorni dal lockdown per l’emergenza Covid-19 e il ballottagg­io, previsto per il 22 marzo, rinviato di più di tre mesi. Delle elezioni senza meeting e con le mascherine obbligator­ie nei seggi. Ma alla fine ben pochi elettori. L’astensione è stata senza precedenti. Già al primo turno del 15 marzo meno di un elettore su due era andato a votare (44,3%). Ma ieri, nell’attesa del dato definitivo, la partecipaz­ione non dovrebbe superare il 40-41%. Un record assoluto. Ed è a Parigi che si è votato di meno: alle 17, solo il 23,8% dei parigini era andato alle urne. La forte astensione avrebbe potuto fare la differenza. Ma molte previsioni si sono confermate. A Parigi, la sindaca Ps Anne Hidalgo, che governa Parigi da sei anni, ultra favorita dei sondaggi, ha stravinto con il 49,3% dei voti, distanzian­do di molto Rachida Dati, la candidata Les Républicai­ns, con il 32,7% dei voti. La Hidalgo, forte per la sua ampia coalizione di tutte le gauche e l’alleanza con gli ecologisti, si preparava da giorni a festeggiar­e e ieri il suo discorso lo ha fatto direttamen­te dal piazzale dell’hôtel de Ville.

L’EX MINISTRA DI SARKOZY dovrà accontenta­rsi del comune del settimo arrondisse­ment, quartiere chic di Parigi, dove era stata rieletta già al primo turno. La sfida per Parigi si giocava tra gauche e droite. La candidata di Macron, Agnès Buzyn, che ha portato avanti una campagna senza slancio, si è fermata al 13,7% dei voti. Screditata per la cattiva gestione della crisi sanitaria, è diventata il volto della disfatta di Larem. Il voto di ieri ha confermato un’ “onda verde” in Francia, che era attesa: gli ecologisti hanno conquistat­o non solo Lione, ma almeno anche Strasburgo, Besançon e Bordeaux, con la coalizione di gauche. L’es trema destra ha raggiunto il suo solo obiettivo: scippare alla destra la città di Perpignan, nel sud, dove Louis Alliot, ex numero due del Rassemblem­ent National ed ex compagno di Marine Le Pen, ma che si presentava come candidato senza etichetta, ha ottenuto il 53% dei voti. Per la leader è stata “una grande vittoria”.

RISULTATI PERPIGNAN A LE PEN, LIONE AGLI ECOLOGISTI

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FOTO ANSA Che botta Anne Hidalgo rieletta a Parigi e il premier Edouard Philippe sindaco di Le Havre. A sinistra, il presidente Macron
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IL SECONDO TURNO ha riguardato più di 4.000 comuni che sono andati alle urne a marzo in pieno lockdown. Astensione record del 60%, 18 punti meno del 2014
BALLOTTAGG­IO POST-COVID DESERTO IL SECONDO TURNO ha riguardato più di 4.000 comuni che sono andati alle urne a marzo in pieno lockdown. Astensione record del 60%, 18 punti meno del 2014

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