Il Fatto Quotidiano

Il Tirreno pulito può attendere (la burocrazia)

NEL TIRRENO Nel 2015 un cargo perse 56 ecoballe tra Piombino e l’elba La nomina del commissari­o per ripulire è bloccata per conflitto di interessi

- » Giacomo Salvini

Riempiono le reti dei pescatori, uccidono i pesci e inquinano i fondali cristallin­i dell’isola d’elba. E i primi ad accorgerse­ne sono i pescatori che ogni giorno tirano su scarti su scarti di microplast­iche. Nei fondali del mar Tirreno, tra Piombino e l’isola d’elba, ci sono 56 ecoballe che si stanno sfaldando, divorando la flora e la fauna. Presto potrebbero invadere anche la costa, dopo aver già inquinato le acque dell’isola d’elba orientale. “Una bomba ecologica” l a definiscon­o da Greenpeace che ha presentato esposto alla Corte dei Conti per danno erariale contro la Regione Toscana perché “aveva in mano una fidejussio­ne di quasi tre milioni di euro, poi restituiti, a garanzia dei possibili danni ambientali intercorsi durante le operazioni di trasporto”. Quelle 63 tonnellate di rifiuti sono lì da quattro anni: nessuno le ha recuperate ed è molto probabile che questo non avverrà in tempi brevi. Perché? Dal 2019 la burocrazia romana ha bloccato tutto.

TUTTO INIZIAIL 23 luglio 2015. Il cargo “Ivy” battente bandiera Isole Cook e di proprietà di una società con sede alle isole Marshall, salpa dal porto di Piombino dopo aver prelevato le 60 ecoballe da un’azienda di Grosseto: il comandante turco Sanin Ozkaya le deve portare a un cementific­io di Varna, in Bulgaria. All’altezza dell’isolotto di Cerboli, zona protetta del Parco Nazionale dell’arcipelago Toscano, però la “Ivy” comincia a perdere assetto nonostante il mare sia calmo e, per salvare l’equipaggio, il comandante disperde in mare il carico senza comunicare niente all’autorità marittima. L’imbarcazio­ne arriverà in Bulgaria solo il 2 agosto ma le autorità italiane, la Capitaneri­a di Piombino e la Procura di Grosseto, non riuscirann­o mai a rintraccia­re il comandante turco per spiegare i motivi dell’avaria e dei rifiuti dispersi sui fondali. Le 56 ecoballe però restano e piano piano iniziano a sfaldarsi. Ma non è finita: alle difficoltà investigat­ive – il fascicolo è passato per competenza alla Procura di Livorno – si aggiungono i gangli della burocrazia romana in cui rimane impigliato il contrammir­aglio Aurelio Caligiore.

Il 25 giugno 2019, quattro anni dopo l’accaduto, viene nominato dal governo commissari­o straordina­rio per il recupero e lo smaltiment­o di quei 63mila chili di plastica dispersi nel golfo di Follonica. L’incarico dura un anno, sca

La beffa Il capitano Aurelio Caligiore doveva coordinare il recupero, ma è stato fermato perchè è anche capo delle Capitaneri­e di porto

duto pochi giorni fa, ma Caligiore non ha mai potuto effettivam­ente applicare il suo piano: la nomina è stata bloccata a dicembre a causa di un procedimen­to aperto dall’autorità garante per la concorrenz­a e il mercato (Agcm) per potenziale conflitto di interessi. A Caligiore viene contestata l’incompatib­ilità tra il ruolo di commissari­o straordina­rio e quello di capo del Reparto ambientale marino delle Capitaneri­e di porto (Ram), struttura del ministero dell’ambiente. La decisione dell’agcm era stata fissata al 22 aprile ma l’emergenza covid ha fatto slittare tutto al 31 luglio, quando ormai l’incarico del contrammir­aglio sarà scaduto da un mese.

A metà giugno, lasciando il suo ruolo, Caligiore ha presentato un piano che potrebbe recuperare e smaltire le ecoballe in tre settimane e al costo di un milione e mezzo di euro. Ma nel frattempo il suo incarico è scaduto. Le 60 tonnellate di rifiuti sui fondali del mar Tirreno però rimangono e stanno provocando i primi effetti nefasti: tra il 2018 e il 2019 gli elbani hanno notato un vistoso aumento di plastiche e una ecoballa è stata recuperata nelle acque tra Capoliveri e Porto Azzurro. Poi ci sono i pescatori di Piombino che ormai, insieme ai pesci, tirano su rifiuti di ogni tipo.

“IL TEMPO passa e la presenza delle ecoballe diventa sempre più rischiosa per l’ecosistema marino – dice da settimane Angelo Gentili di Legambient­e – Il rischio è la contaminaz­ione dei fondali oltre ai disagi e ai rischi per i pescatori. Una bomba ecologica che deve essere disinnesca­ta subito”. Di possibile “disastro ambientale” parla invece il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, in caso di rottura di una delle ecoballe. Solo nei ministeri romani si può sbloccare la situazione: il governator­e della Toscana Enrico Rossi e il ministro dell ’Ambiente Sergio Costa hanno scritto al capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, per dichiarare lo stato di emergenza e velocizzar­e le pratiche per il recupero delle ecoballe. Al momento però nessuna risposta è arrivata.

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FOTO ANSA Acque malate Reti piene di rifiuti e pesci morti sul Tirreno

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